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delle genti passate, scopre in una lapide mortuaria trovata da poco a Roma, e pubblicata dall’Hulsen, che nella città eterna vi erano perfino delle stenografe!

Era tenuta in così alto conto la donna in Roma da potersi ella paragonare, come ha fatto or ora il Mosso in un pregevole studio1, a ciò che è presentemente la donna negli Stati Uniti? Parallelo possibile perchè, secondo lui, vi è rassomiglianza non soltanto morale, ma economica e fisiologica fra il popolo romano primitivo e quello dell’America settentrionale: divisi fra loro da secoli, ma uguali nell’energia del volere, nella potenza assimilatrice rispetto alla civiltà con cui vennero a contatto, nelle grandiose aspirazioni verso l’avvenire. E come ad eguali condizioni fisiche corrisponde in una zona terrestre una stessa specie di fauna e di flora, così in analoghe condizioni sociali la vita della donna, indice infallibile della civiltà d’un popolo, ugualmente si espande o viene soffocata.


Il Cristianesimo eleva e benedice la donna sposa e madre, ma le insegna anche l’obbedienza, la sottomissione cieca ed intera all’uomo, schiude le porte del cielo alle semplici ed umili, le invita alla preghiera e alla penitenza. La donna cristiana non incede più solenne e maestosa lieta della propria

  1. A. Mosso. — L’educazione della donna negli Stati Uniti. Nuova Antologia, 15 Marzo e 1° Aprile 1902.