Pagina:La favorita del Mahdi.djvu/138

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— Io obbedisco e nulla di più. Dhafar pascià ti dirà il perchè fece arrestare la tua amante. Orsù, spicciamoci che si sta per partire.

— Ma io non sono colpevole! esclamò Fathma che tremava come fosse assalita da violentissima febbre. Abd-el-Kerim, oh! io ho paura, non voglio venire, non ho fatto nulla per venire arrestata, salvami.

— Coraggio, Fathma, disse l’arabo, cingendola con ambe le braccia. Non temere di nulla che siamo qui noi a difenderti, Dhafar pascià non può essersi che ingannato, vieni con noi senza tremare. Io e Hassarn siamo abbastanza potenti per disperdere un’accusa, se questa vi sarà.

I soldati li avevano circondati tutti e tre. Abd-el-Kerim passò il suo braccio sotto quello di Fathma e il drappello si mosse verso il campo.

— Fathma, disse l’arabo. Fatti coraggio.

L’almea era pallidissima e camminava a gran pena appoggiandosi o meglio abbandonandosi al braccio del fidanzato.

— Ho paura, mio povero Abd-el-Kerim, diss’ella con voce fioca.

«Ho dei sinistri presentimenti che invano cerco di scacciare, dei presentimenti che mi straziano il cuore e che me lo fanno sanguinare. Se io venissi realmente arrestata? O Dio, qual terribile pensiero!»

— Ci siamo noi e non ti abbandoneremo mai, disse Hassarn.

— Non so, continuò l’almea, ma ho paura che qualcuno ci attraversi ancora la via, che qualcuno cerchi ancora di separarci.

— Ma chi mai? chiese Abd-el-Kerim che nondimeno sentivasi agitato da vaghi timori. Nè Notis, nè Elenka ardivano mostrarsi al campo, e poi, per che fare? Di che accusarti?

— Che ne so io? Sono sì mostruosi quel fratello e quella sorella!

— Guai a loro se avessero ad accusarti dinanzi a Dhafar pascià.