Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/167

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quale purtroppo diè fondo negli ultimi anni della sua impresa, tanto diversi dai primi. E dalla sua rovina, irrisione della sorte!, non andò neppure incolume quell’ameno villino al Petraio, lieto convegno di letterati ed artisti del tempo e sul quale aveva fatta scrivere l’epigrafe "L’arte mel diede, mel conservi l’arte„.

Teneva il primo posto il San Carlo, il classico e magnifico teatro, dove con tenue spesa si assisteva a rappresentazioni di prim’ordine. Una sedia numerata in platea si pagava sei carlini, cioè lire 2,60, e nelle sere di abbonamento sospeso, quattro e anche tre carlini. Non v’erano biglietti d’ingresso. Esisteva perciò una classe così detta di smestitori, i quali assistevano allo spettacolo gratuitamente, o girando di palco in palco, o valendosi del mezzo biglietto che, alla fine del primo atto, ricevevano fuori della sala da un amico compiacente. Quest’astuzia, che era una frode bella e buona, la chiamavano scoppola e veniva particolarmente adoperata dagli studenti; nè erano rari i casi che, scoperta la magagna, lo studente venisse messo alla porta, senza tanti complimenti, dal famoso don Antonio Masula, un vecchio grosso e vivace che sedeva in alto presso l’entrata in platea, ed era d’un colpo d’occhio meraviglioso nel conoscere gli smestitori. Al San Carlo si rappresentò nell’autunno del 1855 la Violetta, cioè la Traviata, il Lionello, cioè il Rigoletto, e il Trovatore sempre con la Medori, Mirate e Coletti: una triade meravigliosa; e per la prima volta, negli ultimi giorni di luglio di quell’anno, Il Roberto di Piccardia di Meyerbeer, che ebbe buona accoglienza e fu eseguito dalla Frassini, dal Villani e dal Codini. Questo "Roberto di Piccardia„ era Roberto il Diavolo che la revisione sbattezzò, perchè la parola "diavolo„ non poteva comparire sul cartellone di un teatro; e poichè Roberto Normanno fu capo di una dinastia, la quale aveva regnato a Napoli e non poteva perciò figurare sulle scene, così gli si fece cambiar paese e divenne di Piccardia. Furoreggiava il ballo del Rota Il trionfo dell’innocenza, che era poi il Fornaretto, e l’altro I paggi del conte di Provenza, in cui debuttò la seconda prima ballerina, signora Negri, fischiata a segno che si svenne sul palcoscenico. È un mostro e balla come un morsicato dalla tarantola, scriveva Cesare Casanova all’Antonacci, e così la Cerani, prima ballerina, ebbe un trionfo indiretto, non essendo simpatica al pubblico neppur lei. La cara, carissima Levaeseur ballerà lunedì nella