Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/333

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trini contanti. Era celebre la via dei Mercanti, fra Porto e Pendino, ora mezzo distrutta dai lavori del Risanamento. Così, essendo vari i oanali, per 1 quali si dispensava il credito; e lento, ma sicuro il modo del suo sviluppo, pochi erano gli sbalzi, difficili le crisi, quando non le provocava un decreto del principe, il che non accadeva facilmente. Basta ricordare il commercio delle ouoia. Si compravano all’estero, e si rivendevano ad otto mesi di termine, nè erano rari i contratti ad un anno, o a diciotto mesi. Alcuni rammentano ancora la vecchia ditta Tramontano. Sulla porta della bottega, modesto e tranquillo, il capo della ditta trattava i suoi affari. Pronto all’inchino, appena si vedeva dinanzi un negoziante straniero, acquistava tutta la sua fierezza di mercante, quando era innanzi alla sua Madonna del Carmine, tempestata di ricche gemme, protettrice del negozio e guardiana della cassa di legno, larga quanto un grosso letto di stile spagnuolo. Non firmava mai promesse di pagamento, Per quei vecchi era vergogna rilasciar cambiali; e dalla sua cassa pagava invece in oro, in argento 0 in fedi di credito, cento e anche dugento mila ducati all’occorrenza.


Segni di nuova vita economica e di un certo risveglio industriale apparirono in quegli anni, ma pur troppo non si moveva foglia che il re non volesse, perchè lui, solamente lui, doveva misurare il grado di benessere dei suoi sudditi e lo misurava, come quello di casa sua, con parsimonia e scarsa luce d’intelletto. Egli amava la prosperità materiale del suo Regno, ma fino a un certo punto; voleva che il suo rifiorimento non avesse nulla da fare con la politica, e non fosse incentivo di altri bisogni o desiderii. Ogni novità, la più innocua, gli dava sospetto o paura, onde per un nuovo mercato che si aprisse, o per una nuova industria che si tentasse, o per una invenzione che si volesse applicare, occorreva un decreto di lui, preceduto da speciale deliberazione del Consiglio dei ministri. Nel 1857 si concedeva al signor Clemente del Re il privilegio, per cinque anni, d’introdurre nei reali dominii di qua dal Faro, un nuovo metodo di applicazione delle stampe nelle maioliche sopra la vetrina, secondo la descrizione depositata presso il Real Istituto d’incoraggiamento, lasciando libero ogni altro di esercitare la stessa industria in qualunque altro modo. Vincenzo Galise otteneva