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rettorici versi, e Giuseppe Lazzaro propose nell’Epoca, non senza qualche coraggio, che il Troja fosse sepolto in Santa Croce. Altro che Santa Croce! A Napoli, ci volle quasi mezzo seoolo perchè gli fosse posta una lapide, sulla facciata della casa dove morì nota

Sulla tomba si legge questa bellissima epigrafe, scritta dal Fornari e murata dopo il 1860: A. D. O. — Carlo Troja — Riposa in questo sepolcro — Che gli fece — Giovanna D’Ureo moglie amata e concorde — N. il 7 di giugno del 1784 — M. il 28 di luglio del 1858 — L’indole e l’ingegno vedi nell’effigie della nobile fronte — La fede religiosa e l’amore d’Italia — Sono effigiate nelle sue storie immortali. Epigrafe che ricorda quella di Basilio Puoti sulla tomba di Niccolò Zingarelli, nel recinto degli uomini illustri al cimitero di Napoli.

Per avere un’idea della desolazione dei suoi intimi dopo la morte del Troja, basterà leggere queste parole, che Alfonso Casanova scriveva a Carlo Morelli: “Sai del Troja morto, ma non puoi immaginare di quale e quanta, amicizia mi avesse degnato quell’incomparabile e come alle pubbliche cagioni di lutto, in me si aggiungano le proprie private. Oh che uomo! non ispero, certo no, di incontrare un altro simile nelle generazioni che si volgeranno con meco per la vita„.nota


Fin dal 1851 Carlo Troja scrisse il proprio testamento, che dopo la morte fu rinvenuto fra le sue oarte e depositato presso il notaro Gaetano Travassi. Il testamento completa l’uomo ed eccolo nella sua integrità:

Col presente mio testamento scritto, datato e sottoscritto di mia propria mano, io qui sottoscritto Cario Troja, del fu don Michela di santa e


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  1. Nè ci volle poco. La lapide fu murata durante un regio commissariate e per l’opera di Giovanni Beltrani, che fece parte dì quell’amministrazione straordinaria. E qui ricordo la circostanza che rivelai qualche anno innanzi, commemorando in Napoli il padre Tosti, che cioè, in quello stesso palazzo di via Toledo, segnato col numero civico 138, dove Troja morì, era nato, 47 anni prima, don Luigi Tosti. E proponevo una sola pietra che ricordasse i due, che furono in Napoli i più illustri rappresentanti dell’idea guelfa, conciliata con l’idea nazionale e liberale. Se per Troja ci volle mezzo secolo, chissà quanto maggior tempo ci vorrà per onorare il Tosti!
  2. V. op. cit.