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coi diversi generi di coltura. Il premio consisteva in una medaglia d’oro e centocinquanta ducati. Su relazione del Manna, presidente della commissione giudicatrice, il premio fu conferito a Carlo de Cesare, che aveva compiuto uno studio accuratissimo sulle tre provincie di Puglia, indicando tutto un piano di riforme economiche e sociali. Nella stessa tornata lessero interessanti memorie i soci Costa, Minervini, Volpicella e De Gasparis. Quintino Guanciali recitò un epigramma latino sul trasporto delle ceneri di Lablache da Napoli a Parigi; Domenico Bolognese, un sonetto, e Carlo de Ferrariis, uno stornello. A questa seduta assistette il socio don Sebastiano di Spagna, il quale era un artista e viveva fra artisti, nella intimità di Filippo Palizzi, e vedovo da un anno di donna Amalia, sorella del re. Portava una lunga barba, vestiva con eleganza e poteva dirsi un bell’uomo, pur avendo l’occhio sinistro guercio. Erano pontaniani il re Oscar di Svezia e il conte di Siracusa.


Le così detto accademie poetiche e musicali erano all’ordine del giorno, e con esse, i saggi degli istituti privati con articoli nei giornali compiacenti. Rifritture rettoriche, con musica, sonetti e odi. Prosatori, poeti o dilettanti di musica, specialisti di queste accademie, erano molti. Anche dalle provincie giungevano ai fogli notizie di saggi e di accademie; e come, in un giorno del 1868, si lesse nei giornali, che nel collegio Vibonese di Monteleone vi era stato un pubblico saggio, nel quale si erano distinti i due giovanetti Brano Chimirri e Michele Francica, così in un altro giorno dello stesso anno fu stampato l’inno, che la compagnia Rizzuti cantò nel regio teatro Borbone di Vasto, per il genetliaco di Ferdinando II, e che cominciava così:

Coro:

Questo giorno andiam festando
Tutti lieti, tutti insieme;
Nacque in questo dì Fernando
Il Sovran che Dio ci diè.
Nostro amore nostre speme,
L'ama ognun qual padre e Re.

Prima voce:

Pure un di squassar funeste
Le sue insegne ad ostil gente,
Là sui campi di Prenesta
Il suo brando sfolgorò:
D'anarchia l'idra furente
Ei percosse ed atterrò.