Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/427

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Caronta, fondatore di una accademia dette degli Omosipii e nato quattrocentoquarantaquattro anni avanti Cristo, e sempre secondo lo stesso Carnazza,1 anteriore a Pitagora. Questo libro diretto a provare il diritto di Catania ad avere una Università di prim’ordine, è ricco di notizie interessanti, ma non tutte dimostrabili, circa la vita intellettuale di Catania e la sua storia antica, nè la vita intellettuale soltanto, ma l’agricola, la manifatturiera e la commerciale, per cui, come dice il Carnazza: “la fama risuona chiarissima per tutto il mondo, perìocohè abbiamo ben ragione di esclamare con Antonio: Quis Catanam sillat? Quia quadruplices Syracusas„? Monografia interessante sì, ma esageratamente apologetica. I professori avevano preso parte alla rivoluzione del 1848, anzi l’insegnante di diritto romano, Francesco Marletta, era stato presidente del Comitato catanese e poi pari elettivo. Per ragioni politiche venne destituito nel 1852 Salvatore Marchese, giurista egregio, e uomo per carattere e per cultura veramente superiore. Non rientrò nell’Università che nel 1860, con decreto di Garibaldi; nel 1861 resse il dicastero della pubblica istruzione presso la luogotenenza di Palermo: fu deputato di Catania e morì senatore del Regno, ma non prese parte alle sedute del Senato, e credo non abbia nemmeno giurato. Nato in Misterbianco nel 1811, vi morì nel novembre del 1880. Sostituto del professore Scuderi, ancora giovanissimo, insegnò economia politica all’Università; e morto nel 1841 lo Scuderi, fu nominato per merito professore di diritto naturale. Nel 1848 fondò in Catania col detto Scuderi e Mario Rizzari il giornale l’Unità, donde la sua destituzione, restaurati i Borboni. Nei nuovi tempi fu rettore per oltre un decennio, dal 1869 al 1880, e molto concorse al progresso dell’Università, creando il consorzio del comune e della provincia per assicurarne le sorti. Furono destituiti anche il canonico Geremia e Giuseppe Catalano, ma vennero poi rimessi. Più devoto ai re fra i professori era l’abate Ferrara, il quale, dopo avere atteso al riordinamento della biblioteca di Casa reale, insegnò letteratura greca, prima a Palermo e poi a Catania, ma del suo borbonismo faceva mostra con prudenza, mentre il professor Ruscica, che dava lezione di diritto romano, era assolutista fanatico e imprudente,

  1. Sul diritto che ha l’archiginnasio di Catania di essere riconosciuto di 1ª classe, dissertazione di G. Carnazza Amari, — Catania, 1862.