Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/465

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gati a passare la lunga notte in veglia, tanti erano gl’insetti che popolavano la camera loro destinata. Il re apparve a tutti dimagrito e invecchiato. Al pranzo provvide la cucina reale; agli altri, molto suntuosamente, monsignor Falconi, che aveva un ottimo cuoco. Il vino fu offerto da don Girolamo Jacobellis, il quale, prima di consegnarlo, lo assaggiò alla presenza di molti, forse per eccesso di prudenza; ma il vino servì al seguito, non alla famiglia reale. Il re si ritirò quasi subito con la regina, nella sua camera da letto. Il solaio di questa, essendo poggiato su travi perchè malsicuro, era stato fatto da monsignor Falconi puntellare. Cadde pochi giorni dopo.

La mattina del 13, Ferdinando II si levò di buon’ora, e dopo avere atteso agli affari della provincia e del circondario, accolse gli omaggi delle autorità, del clero e dei maggiorenti e diede pubblica udienza. Molte, come dappertutto, le suppliche. Acquaviva rigurgitava di forestieri. V’erano convenute le guardie d’onore del circondario, i sindaci e i decurioni dei comuni vicini. La piazza, che separa l’episcopio della chiesa, brulicava di contadiname; e gremiti i balconi, le finestre e le terrazze. Tutti sventolavano fazzoletti e bandiere e applaudivano al re, che, alle dieci, uscì dal palazzo vescovile, insieme con la regina i e principi e si recò, a piedi, alla vicina cattedrale. A una povera donna, che lo richiedeva di elemosina, fece largire trenta ducati. Alla porta della chiesa le guardie d’onore e le urbane facevano ala e, all’ingresso, aspettava monsignor Falconi, circondato dal capitolo. Prima di benedire la famiglia reale con l’acqua santa, monsignore pronunziò un discorso, che, per le strane iperboli, merita di essere esumato. Con citazioni delle sacre carte, il prelato cominciò dal delineare la figura del vero re, immagine di Dio in terra, e poiché tutte le virtù, che debbono adornare un sovrano, egli rinveniva, in grado eminente, in Ferdinando II, la cui gloria è esaltata dalle prime intelligenze europee, così chiudeva la sua concione: “Sì, o Sire, d’oggi innanzi pregheremo ancor più; e pregheremo Dio che vi conservi lunga serie di anni alla sua Divina gloria, all’amore dei vostri popoli, che tre amano, e vi amano dì cuore, ed alle delizie della Vostra Famiglia. Pregheremo che tenga lungi da voi ogni generazione di amarezze; che tre dia giorni sereni e tranquilli, e che compia ogni vostro desiderio, ch’essendo desiderio di padre, e