Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/521

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gioso uomo di mare e non una, ma cento volte, avrebbe data la vita per il suo Re. Lo soprannominavano don Raffaele la lancia, perchè comandante della lancia reale; era cavaliere e direttore delle reali pesche.

Dopo cinquanta ore di viaggio, durante le quali il Tancredi navigò a poca distanza dal Fulminante, alle due pomeridiane, si giunse alla “Favorita„. Alle tre e mezzo con un treno speciale si arrivò a Caserta. Dalla stazione alla Reggia il Re fu portato, nello stesso suo letto, da quattro marinai agli ordini del Criscuolo.


Entrando nel palazzo reale, e prima dì farsi condurre nel suo solito appartamentino del pianterreno, il re alzò la cortina e salutò con la mano i familiari. Furon tutti compresi dì spavento e di pietà; i più vecchi servitori piangevano, rivedendo in quello stato il re che, due mesi avanti, fiorente di vita e di vigore, aveva lasciato Caserta, precorrendo col pensiero la gioia di un lieto avvenimento. La scena era triste, ma divenne pietosa quando i principi e le principesse corsero ad abbracciare i genitori. Il re abbracciò e baciò più volte i figliuoli, piangendo e piangevano anch’essi nel vedere il padre così mal ridotto. Per timore che la prolungata commozione aggravasse le condizioni del re, la regina tolse dalle braccia di lui i più piccini e li condusse fuori. Il piccolo conte di Bari, don Pasqualino, che aveva sette anni, si diè a fuggire per il vasto palazzo, vi si smarrì nè fu ritrovato che un’ora dopo. Accanto ai re rimasero, oltre alla regina, i figli maggiori, i Criscuolo, i medici Ramaglia, Leone e Capone, e verso sera giunsero da Napoli don Franco Rosati, don Felice de Renzis e don Stefano Trinchera, i quali, udita la relazione di Ramaglia e di Leone e visitato l’infermo, convennero trattarsi di uno dei più gravi casi di coxalgia, con sospetti di piemia: doversi, senza indugio, operare un primo taglio alla coscia.

Nel suo appartamentino il re stette pochi giorni. Fu poi trasportato al primo piano nobile, nella camera ch’è la settima a sinistra del gran salone centrale, giudicata più salubre e più comoda. Quella camera è davvero molto ampia, con due finestre e quattro porte. Due di queste comunicano con le sale accanto, e due coi gabinetti da bagno e da toilette e col guardaroba. Oggi è assai diversa da allora. Il letto, i mobili e le tap-