Pagina:La fine di un regno, parte III, 1909.djvu/67

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zione mostra a chiare note che l’animo del popolo è interamente cambiato, e per colpa di chi non oso indicarlo.

Il Re nella stessa sera uscì di bel nuovo in vettura per la città e certamente a quella ora Napoli tutta sapeva l’orribile caso, ma come prima allora pur anco la popolazione fu muta.

Generale fu lo stupore che destò questo stato degli animi del popolo napoletano: tutti riconobbero nel silenzio assoluto della popolazione un terribile indizio di poco e nessuno attaccamento alla persona di S. M. e come Vostra Eccellenza potrà di leggeri darsene ragione chi ne trasse sgomento e chi motivo di speranza.

Vengo ora ai ragguagli che mi venne fatto di procurarmi sulla persona dello sciagurato soldato.

Chiamasi costui Melana, Calabrese di provincia, nativo o di S. Demetrio o di S. Benedetto Ullano, villaggi che appartengono a quelle colonie greche che sono sparse nelle Calabrie.

Mi venne raccontato che egli nel’48 fece parte della banda Sicula, che il sig. Ribotti sbarcò su quelle coste e che uno dei parenti suoi fu vittima della tremenda reazione, che venne iniziata dal Colonnello Nunziante in quell’epoca.

Da quel punto venne meditando il regicidio, ma non so per qual motivo entrò poco dopo l’anno 50 in un Seminario.

Infastiditosi dello stato sacerdotale uscì di Seminario e prese in qualità di cambio di recluta servizio militare, e da sette mesi trovavasi iscritto al 8° battaglione dei Cacciatori.

Benchè nel giorno di ieri non gli toccasse di andare alla parata, pure chiestane facoltà al suo capitano l’ottenne, e sulla piazza d’armi tentò di porre in opera l’infame disegno.

Scrisse egli stesso con uno stoicismo grandissimo la sua deposizione: disse che aveva cercato di trovar complici fra i suoi compagni, ma non aver rinvenuto nessuno; aver egli compito il suo mandato; dolergli di aver fallito il colpo.

Fin ora non mi è dato di saper più oltre su tale argomento, se il fatto sia isolato o se abbia ramificazioni. È voce generale esser egli un settario Mazziniano; e se le sue deposizioni sono esatte, non se ne può gran fatto dubitare.

Mi limiterò per ora a far rimarcare a Vostra Eccellenza che questo fatto prova quanto ebbi più volte l’onore di esporle, che la truppa è corrotta ed è malcontenta. Costituzionali, Murattiani e Mazziniani e massime questi due ultimi partiti cercano di subornarla e da molto tempo trovano l’adito più facile e le adesioni più frequenti. Il sistema di corruzione e di spionaggio stabilito nei reggimenti ha rotto la disciplina e le continue misure di rigore e di pressione non possono a meno di produrre i loro tristi effetti.