Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/200

Da Wikisource.

— 184 —

Merito, che divenne l’onorificenza tenuta in maggior pregio e che più raramente si concedesse. Gli altri tre Ordini erano: il Costantiniano, antichissimo e quelli di San Giorgio della Riunione e di Francesco I, istituiti dopo la seconda restaurazione, quando si volle cancellare ogni traccia di quel decennio francese, il quale, se fosse durato, avrebbe fatta la fortuna del Regno. All’unico Ordine delle Due Sicilie, istituito da Murat, se ne vollero sostituire due: uno per il merito militare e fu quello di San Giorgio, l’altro per i meriti civili e fu quello di Francesco I.

Gli Ordini cavallereschi dipendevano dalla presidenza del Consiglio dei ministri, che inviava ai nuovi cavalieri i diplomi, le cedole e i rescritti, e aveva pure un deposito di decorazioni. Il cortese don Gaetano Piccioli, uffiziale di ripartimento, era addetto a questo servizio. Per mezzo della presidenza si concedevano gli exequatur per l’uso delle decorazioni straniere, si otteneva il conferimento, l’affitto e l’amministrazione delle commende Costantiniane e le pensioni nell’Ordine di San Giorgio. Però la nomina cavalleresca dipendeva solo dal Re; l’ufficio del presidente del Consiglio si limitava a proporre, e non in tutti i casi, i nomi de’ meritevoli. E il Re non era punto largo nelle nomine, anzi vi fu sempre tanta parsimonia nel conferirle, quanta è la ridicola prodigalità di oggi. Non si poteva aspirare nella gerarchia burocratica ad una croce di cavaliere, se non s’era pervenuti almeno al posto di ufficiale di ripartimento o di intendente; raro il caso che si decorasse un sottintendente. Oggi non vi è capodivisione o prefetto, che non sia due volte commendatore e vi ha funzionarli, il cui petto sembra trasformato in una vetrina di chincagliere, nei balli di Corte e nei ricevimenti ufficiali.

Ferdinando II teneva in gran pregio i suoi Ordini, e nel conferirli badava anche a certe apparenze esteriori. Gli fu proposto di concedere la croce di San Gennaro al marchese Onorato di Santeramo, un nobile signore e un brav’uomo che aveva la passione dei cavalli, per i quali spendeva molto e passava buona parte del giorno nelle scuderie. Vestiva dimesso, anzi affermavano i maligni, che la nettezza della persona non fosse la cura principale di lui. Proposta la nomina al Re, questi riconobbe che il marchese aveva i titoli per ottenerla, "ma sapete, aggiunse ridendo, quale sarebbe la decorazione piìi adatta per lui? L’Ordine del Bagno, ma io non l’ho e non posso darglielo„. Altro che bagno occorrerebbe oggi per tanti nuovi ca-