Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/207

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CAPITOLO X


Sommario: Ferdinando II e il suo governo — Il 1848 — Aneddoti — Ferdinando II principe napoletano — Ferdinando II nella famiglia — Sue abitudini — Particolari interessanti — La geografia della Corte — I sospetti del Re — I suoi fervori religiosi — Una lettera del cardinale Riario Sforza — Il caso del conte di Siracusa — Ferdinando II e l’architetto Gavaudan — La Madonna di Campiglione e la Madonna del parto — I pregiudizi del Re per la iettatura — Aneddoti — Le paure di lui per le malattie contagiose — I prigionieri politici — Il padre Cutinelli a Caserta — Gli scherzi del Re — Don Raffaele Caracciolo e una risposta caratteristica — Stravaganze del Re in occasione del suo primo matrimonio — Una scommessa perduta e un pranzo a Posillipo — Altri ricordi di quel matrimonio.


Nel 1857 Ferdinando II contava 47 anni, ma pareva ne avesse 60. Le emozioni del 1848 e del 1849 e l’attentato di Agesilao Milano avevano lasciati in lui segni molto profondi. A Napoli stava di rado; la sua dimora favorita era Caserta, ma una parte dell’anno la passava a Gaeta. La vita di famiglia che egli sempre predilesse, diventava, fuori di Napoli, casalinga addirittura. Di quella vita si legge una descrizione esatta nelle memorie dell’arciduca Massimiliano, che lo visitò a Gaeta nell’estate del 1855. Era imposta dalla Regina Maria Teresa, la quale aveva poca simpatia per le pompe e le esigenze della Corte. Ferdinando II qualche volta si sdegnava di certe abitudini troppo modeste, e un giorno fu udito dire: "Terè, a poco a poco finimmo cu servirci a tavola noi stessi„;1 anzi l’espressione sarebbe stata triviale addirittura. La casa, dove abitava il Re a Gaeta nulla aveva di regale, nè all’interno, nè di fuori.

  1. Teresa, a poco a poco finiremo per servirci a tavola noi stessi.