Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/218

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fossero pur costruite altre chiese nel Regno, e nuove case religiose nelle vicinanze di Napoli, Ferdinando II volle accrescere i privilegi degli ecclesiastici e dei frati, ne’ suoi dominii. Nel luglio del 1858, concesse al padre Francesco Saverio da Santeramo, ex provinciale dei Cappuccini, che nella regia tipografia si ristampassero gratuitamente le istituzioni teologo-polemiche del padre Alberto Knoll da Bolsano, affinchè, col prodotto della vendita, i cappuccini di Maddaloni potessero restaurare la loro chiesa. Un anno prima, nel giugno del 1857, emanò varii decreti, diretti a favorire il clero e a liberarlo da alcune limitazioni tanucciane, che il Capomazza voleva conservare. Di ciò grati, l’arcivescovo di Napoli e i suoi suffraganei gli diressero una lettera che si chiudeva con queste parole: "In mezzo alle pene di questa vita mortale, che la Maestà Vostra con tanta religiosa costanza sostiene, il balsamo della Grazia Divina discenda copioso a far gustare all’Augusto cuore della Maestà Vostra, le dolcezze che vengono insieme ad ogni atto che promuove il bene della Cattolica Chiesa; e la Immacolata Vergine Maria nell’intercedere dal Figlio Suo Divino il compimento di questi voti de’ vescovi del Regno, lumi e forza impetri da Dio, perchè il nostro Re Ferdinando II operi sempre e senza misura quel che Dio vuole per la Chiesa sua„. La sottoscrissero il cardinale Sisto Riario Sforza, arcivescovo di Napoli ed i vescovi di Aversa, di Pozzuoli, di Acerra, d’Ischia e di Nola.


Con gli scrupoli religiosi, aumentarono le pratiche esterne della fede. Non v’era festa in Napoli e nei tanti paesi vicini, alla quale il Re non concorresse, mandando trenta rotoli di polvere per gli spari e una compagnia di soldati per la processione. Dovendosi restaurare una chiesa, rifare un campanile o rimettervi le campane, si ricorreva a lui, il quale sussidiava in discreta misura. Curiose alcune suppliche per ottenere le campane. Si ricordava a Ferdinando II che, avendo egli nel 1848, fuse le campane in cannoni per la guerra di Sicilia, doveva oggi fondere i cannoni per rifar le campane. Gli scrupoli del Re divennero addirittura puerili, negli ultimi tempi. Se, guidando un phaeton, s’incontrava nel viatico egli, fermata la vettura, ne discendeva e, a capo scoperto, devotamente si genufletteva con entrambi i ginocchi, sino a che il