Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/226

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uomo, intimo degli arcivescovi di Napoli e di Capua, confessore del ministro Murena, fondatore da poco tempo dell’istituto artistico a Sant’Aniello, dove cercava redimere col lavoro i piccoli ladri (mariuncielli), e non si occupava di politica. I prigionieri avevano per lui una sincera devozione. Alla compagnia di Gesù era affidata la direzione spirituale delle carceri in tutto il Regno. Vecchio e sofferente, quasi cieco, con la parrucca e la dentiera, il padre Cutinelli conduceva seco per guida un giovanetto di sedici anni, aspirante alunno al ministero delle finanze, che gli scriveva le lettere e lo assisteva amorosamente, tanto che lo chiamava il mio bastone. Aveva ottenuto dal provinciale della Compagnia il permesso di andar per le vie con quel giovane, invece che con altro padre, vietando la regola ai gesuiti di andar soli in pubblico.

Arrivarono a Caserta dopo il mezzogiorno, e annunziato al Re il padre Cutinelli, fu subito introdotto; anzi il Re, che allora finiva di pranzare, gli andò incontro col tovagliolo tra le mani, dicendogli: Trasite, trasite, padre Cutine’;1 e visto quel giovanotto, che non conosceva, chiese: Chi è stu guaglione?2 Il padre Cutinelli rispose: È il mio bastone, Maestà, e ne disse il nome, il cui ricordo non parve riuscisse gradito al Re, ma invitò non pertanto anche lui ad entrare. Ed entrati tutti nella sala da pranzo, il Re disse ai tre primi figli: "Vasate à mano a ò padre Cutinelli„; e quelli non se lo fecero dire due volte. E il padre Cutinelli, rivolgendosi alla Regina, le domandò come stesse e se fosse uscita la mattina a passeggiare; e Maria Teresa, facendo mostra di baciargli la mano, rispose col suo accento tedesco, in volgare napoletano: "Stamattina non songo asciuta, so stata a coseve„.3

Fatti i convenevoli, il Re sempre bonario e premuroso chiese al padre Cutinelli che volesse, e quegli: Maestà, quod superest . . ., e il Re fini la frase: "Date pauperibus; ho capito„, e subito concesse che alcune economie del ministero dei lavori pubblici fossero destinate all’istituto artistico. Poi il Re si mise a parlare col vecchio gesuita presso l’inferriata della finestra, che

  1. Entrate, entrate, padre Cutinelli.
  2. Chi è questo ragazzo?
  3. Stamattina non sono uscita, sono stata a cucire. Le mancava l’erre come si è detto.