Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/252

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mirazione e l’amore per Dante, già grandi nel Troja, presero forma più entusiastica e concreta insieme, e gli studii dello storico si fermarono sul grande poeta. Troja diceva in quei giorni di amare Dante più di prima, perchè, lontano dai parenti e dalla patria, gli pareva d’intendere meglio l’animo del poeta e le perturbazioni e gli affetti varii, che dovevano agitarlo. E fu principalmente per le esortazioni del Marchetti, che pubblicò nel 1826 a Firenze, il Veltro allegorico di Dante Alighieri, che apri un campo nuovo di ricerche e di polemiche, rivelò Dante uomo operativo e umano, quale fu davvero, trasportò la Divina Commedia, come notò il Trevisani, nel bel mezzo della storia italiana e la fece apparire il dramma più vivo, il riflesso più puro e spontaneo di tutt’i pensieri ed affetti, che agitavano i tempi in mezzo ai quali proruppe quel canto. E rivissero gli uomini di Dante, furono illustrati con vera passione i luoghi da lui percorsi e più conosciuto e amato il poeta. Gli studii sul Veltro sollevarono una vera rivoluzione nel mondo della cultura, e il nome di Carlo Troja divenne celebre in tutta Italia. Certo gli studii posteriori han tolta importanza a quel libro; han dimostrato al lume della critica e con l’esame di nuovi documenti, che lo storico napoletano s’ingannò, personalizzando il Veltro; che lavorò più di fantasia che di critica, ma pochi libri suscitarono tanto interesse politico e letterario e lasciarono più forte segno nella storia della cultura umana, quanto ne suscitò e ne lasciò il Veltro allegorico. Riportiamoci a più di settant’anni fa. Dagli studii sulla Divina Commedia e sui tempi di Dante, egli fu condotto ad immaginare largamente la sua storia del Medio Evo, sembrandogli opera inutile le ricerche secondarie, avanti di risalire alle origini. E alle origini risalì, e in un tempo in cui pochi conoscevano la storia dei barbari e tutti confondevano le varie razze barbariche, Carlo Troja ne ricercò a fondo le vicende e le distinse. Egli ritenne che i longobardi distruggessero ogni vestigio del nome e del diritto romano nei paesi da essi conquistati, e cercò provare che i Romani furono ridotti dai Longobardi in una condizione quasi servile. Questa è, anche oggi, una delle tre idee fondamentali rispetto a quel periodo di storia politica e di storia del diritto. I viaggi e gli studii storici compirono e rafforzarono in Carlo Troja il sentimento dell’italianità. Per lui le vicende medioevali non