Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/251

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CAPITOLO XII


Sommario: Carlo Troja — La sua storia d'Italia nel Medio Evo — Il ministero del 8 aprile, suoi errori e ingenuità — Il Troja durante la reazione — Sua deposizione nel processo del 15 maggio — I neoguelfi di Napoli — Malattia del grande storioo — Don Ferdinando al letto di suo fratello — Morte ed esequie — Quel che ne dissero i giornali — Una coraggiosa e vana proposta — Il Veltro allegorico — L’epigrafe dell’abate Fornari — Il testamento — Le carte ed i libri di Carlo Troja — La biblioteca dei Girolamini — Gli Annali del Muratori e le postille del Troja — Il padre Mandarini, il padre Spaccapietra e il padre Capecelatro — Deaiderii e proposte — Articoli di Carlo Troja nel Tempo sulla questione siciliana del 1848 — Il libro di Giuseppe del Giudice — Chi potrebbe scrivere un libro completo sul Troja — Un documento curioso e inedito.



Carlo Troja fu il vero grande storico napoletano di questo secolo. Il nome suo è congiunto indissolubilmente alla storia d’Italia e a quella dell’antico Reame. Al suo senso storico si deve se il Medio Evo non fu più una tenebra per gli studiosi. Frugando egli stesso negli archivii di Montecassino, di Subiaco, di Farfa, di Cava, di Ravenna, di Bologna, di Roma, di Gubbio e di Firenze, il Troja mise insieme così larga copia di notizie e documenti, da poter lui, meridionale, anzi pugliese di origine, nato nella Corte borbonica, la meno nazionale delle Corti italiane, e figliuolo del medico privato di Maria Carolina, scrivere la prima storia d’Italia del Medio Evo, con spirito e sensi italiani. Viaggiava per l’Italia centrale tra il 1824 e il 1828 e gli era compagno un giovine, che poi fu illustre uomo e lo amò teneramente, Saverio Baldacchini. Ebbero in Bologna signorile ospitalità dal conte Giovanni Marchetti e in casa Marchetti convenivano i migliori spiriti di allora. Temi favoriti di quelle conversazioni erano gli studii danteschi. In tale ambiente l’am-