Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/270

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ordinò che fosse tolto il divieto di rientrare, dopo ciò si recò in Napoli, e la vigilanza istituita sul di lui conto presentò degli sfavorevoli risoltamenti, specialmente per implausibili contatti; per cui d’ordine Sovrano gli fa proporzionata una seria avvertenza, dopo di che per alcun tempo si mostrò più circospetto, ma in seguito riprese l’antico andamento.

Intanto avendo chiesto un passaporto per l’estero, ed essendo stata rassegnata a S. M. l’indicata domanda, la M. S. nel Consiglio de’ 27 guigno 1828 si degnò non impedire che egli partisse, a condizione che volendo ritornare dovesse prima conseguire il permesso dal Ministro degli affari esteri, si è fatto conoscere essere giunto in Roma agli 11 luglio 1828, e che disponevasi a partire per Firenze, d’onde ha chiesto passare in Venezia, ma gli fu negato l’ingresso in quello Stato. Si fa rimarcare che frequenta la conversazione dei liberali. Sulle di lui istanze di ritornare, S. M. ne’ Consigli de’ 26 marzo e 21 luglio 1829 dichiarò di non annuire alla domanda. Su di un’altra dimanda, nel Consiglio de’ 2 novembre 1829 ordinò non farsi novità. È compreso nell’abilitazione dipendente dall’atto Sovrano dei 30 maggio 1831.

(Archivio di Napoli - Ministero Interno - Polizia, vol. 17, fasc. 40. — Supplemento al Registro degl'Individui napoletani espatriati, esiliati e rilegati per carichi politici, 1827, fol. 116’-118).