Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/370

Da Wikisource.

— 354 —

Furono poi presentati il commissario di polizia Iannuzzi, assai malvisto per i suoi eccessi sbirreschi, il capourbano don Domenico, don Micariello Festa, innocua persona e il generale Michelangelo Viglia, comandante militare della provincia. Viglia era succeduto al barone Flugy, morto tre anni prima, lasciando buona fama di se, perchè non aveva mancato più volte di rilevare in Corte gli eccessi sbirreschi del Mirabelli. Svizzero di origine, egli aveva natura generosa; era stato fedele soldato di Murat, compagno del De Concily e intinto di carbonarismo anche lui.

Queste furono le autorità avellinesi presentate al Re, insieme al mite vescovo monsignor Gallo ed ai principali cittadini: don Carlantonio Solimene, don Fiorentino Zigarelli, don Gianfrancesco Lanzilli, l’avvocato Luigi Trevisani, padre di Gaetano, ma per sentimenti politici da costui assai diverso e don Crescenzo Capozzi, fratello di Enrico e padre di Michele, deputato di Atripalda. Don Crescenzo era inquisitore costantiniano per la provincia. Erano tutti, naturalmente, in giamberga e guanti gialli. Il ricevimento fu breve e freddo. Il Re era visibilmente impaziente, parlò poco e tagliò corto sulle iperboliche adulazioni, che riuscivano insopportabili anche a lui; e alla fine, quasi seccato da tante cerimonie, chiese all’intendente: "Ne, Mirabè, che ce dai da magna stasera?1 "Pacchere, pacchere, Maestà„, rispose il Mirabelli, ridendo e saltellando. E il Re: "E comme pacchere? Bella accoglienza ca ci fai coi pacchere; non è vero, principè?2 rivolgendosi alla principessa della Scaletta. Alle otto si andò a pranzo, e alla mensa reale presero posto i personaggi del seguito, l’intendente e la sua famiglia. Si mangiarono i famosi paccheri, fatti preparare dal cuoco del Mirabelli, felice che incontrassero il favore dei Sovrani, dei principi, ma soprattutto del principe ereditario. Il Re mangiò poco, seguitò a celiare con l’intendente, e levandosi di tavola, prima che il pranzo finisse, con un asciutto buona sera salutò i commensali e se ne andò a letto, aeguito pochi minuti dopo dalla Regina. Il seguito allog-

  1. Nè, Mirabelli, che ci dai da mangiare questa sera?
  2. Paccheri, specie di grossi maccheroni, che sono una ghiotta specialità di Avellino. Nel linguaggio dialettale paccheri vuol dire schiaffi, e perciò il Re scherzava sul doppio senso della parola.