Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/382

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istituita una cassa di prestanza e un monte frumentario. La famiglia reale visitò la chiesa in mezzo agli applausi dei coloni; poi si recò al Comune, ed ivi il Re, preso conto dello stato della colonia, ordinò la costruzione di altre 140 case e diè ascolto a quanti dovevano porgergli suppliche. Fu notato che due sole suppliche furono presentate, ed una dalla figlia della levatrice, Anna Maria Forte, giovane ventenne, molto avvenente, di bella taglia e sveltissima, la quale chiese al Re la grazia di una quota di terra e di un po’ di suppellettile di casa, cca sò zita e m’agghia marità.1 Il Re promise, ma precipitando gli eventi, la promessa non fu mantenuta.

Il sole era al tramonto e il freddo intenso. Lungo la strada s’incontravano gruppi di pastori e di terrazzani plaudenti o intontiti, e gruppi più fitti al monumentale ponte sull’Ofanto. Si giunse, ch’era già notte, a Canosa che splendeva per migliaia di lumi, ma questo spettacolo non commosse punto il Re, il quale pel gran freddo era tutto avvolto nel suo cappotto militare, aveva scialli sulle gambe e, di tratto in tratto, prendeva qualche sorso di rum. I cittadini di Canosa erano usciti fuori dell’abitato incontro ai Sovrani, con alla testa Salvatore Mandarini intendente di Bari, il sottointendente di Barletta, Niccola Santoro, ed altre autorità della provincia di Bari, nella quale si entra dal ponte sull’Ofanto. Sotto l’arco trionfale, eretto all’ingresso della città, era stato innalzato un baldacchino. Il Re smontò, non senza stento; ricevette le autorità comunali e il clero palatino. Tutti portavano torce e davano allo spettacolo un’aria lugubre. Il Capitolo presentò al Re, in coppa d’argento, i due pani tradizionali: cerimonia stabilita da Guglielmo Normanno, come segno di regio patronato. Poi si avanzarono due gruppi di giovanetto vestite di bianco e di ragazzi, che accompagnati dalle bande musicali cantarono un inno. Il cocchio reale cominciò allora a muoversi, a stento, in mezzo alla folla che urlava evviva, dava suppliche e chiedeva grazie.

Si mosse alla fine per Andria, dove erano preparate più clamorose accoglienze. Si correva a tutta lena. Per fortuna non v’erano altre fermate. La popolazione di Andria si riversava per le vie: luminarie, archi di trionfo e grida festose. I Sovrani furono ricevuti dal vescovo Giovanni Longobardi, dal sindaco

  1. Vuol dire: perchè sono ragazza e mi debbo maritare.