Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/383

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Giovanni Iannuzzi, da quasi tutti i decurioni e notabili, e dalle guardie d’onore Riccardo Iannuzzi, caporale, Riccardo Porro e Niccola Fasoli del fu Filippo. Scesero all’episcopio, dove, oltre la famiglia reale, alloggiò una parte del seguito. Il vescovo aveva provveduto all’alloggio con mobili fatti venire apposta da Trani. Le guardie urbane facevano ala. Le comandava Francesco Marchio, ed era sottocapo urbano Filippo Griffi, che il Re aveva conosciuto nell’altro viaggio del 1839 in Puglia, anzi gli aveva dato il soprannome di mamozio. La famiglia reale si mostrò al balcone, ed il pubblico, che gremiva la vasta piazza sottostante, non si stancava di applaudire. Poi si pranzò, ed è superfluo aggiungere che, sebbene il vescovo avesse tutto preparato sontuosamente, i cibi per i Sovrani furono serviti dalla cucina reale.

Il giorno dopo, 12 gennaio, ricorrendo il natalizio del Re, Ferdinando II aveva prescritto che, come al solito, si tenesse gran gala in tutto il Regno, si vestisse la grande uniforme dalle milizie, ed avessero luogo le consuete salve e l’illuminazione dei pubblici edifizii e dei teatri; e così pure per il 16, natalizio del duca di Calabria. Egli ad Andria si senti un po’ meglio. Occupò le prime ore del mattino a dare udienze; più tardi s’intrattenne con Murena e Bianchini, ed alle 10, ammise le autorità civili, militari ed ecclesiastiche, al real baciamano. Compiuto il quale, la famiglia reale si recò al duomo, per ascoltarvi la messa, pontificata da monsignor Longobardi. Dal palazzo vescovile, per andare al duomo, si scendeva una scala segreta, angusta e buia, a capo e a pie della quale erano state collocate due sentinelle. Il Re si maravigliò della presenza di esse e, rivolto ad un piantone, bruscamente gli chiese: “Nè, tu, che fai ccà?„ “Maestà, rispose quello, sono di piantone„ . E il Re: “iatevenne, m’abbastano duie canuonice ’e ccà; iatevenne„.1 Dal palazzo vescovile al duomo erano schierate le guardie urbane, in uniforme, ma senza kepì, perchè, ne ignoro il motivo, già da tempo era stato loro tolto. Mentre il Re passava, Raffaele Giannetti, caposquadriglia, gli si accostò e lo richiese di una grazia. Ed avendo il Re dimandato qual grazia volesse, Giannetti lo pregò di ripristinare pe’ suoi militi l’uso del kepì. Nel duomo si

  1. Andate, mi bastano due canonici di qui: andate.