Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/423

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darono via dal consulto malcontenti e quasi mortificati di non aver veduto l’infermo, non senza comunicarsi a vicenda i loro dubbii circa l’esattezza della diagnosi del Ramaglia.

I principi non parevano impensieriti della malattia del padre, anche perchè s’imponeva loro di prender parte alle feste, per non accrescere le inquietudini e le prevenzioni. La sera del giorno 4, in cui maggiormente si accentuò il peggioramento, e giunse Leone da Lecce, il duca e la duchessa di Calabria, i principi, gli arciduchi d’Austria coi loro seguiti e tutti i personaggi ufficiali assistettero allo spettacolo, dato in loro onore al teatro Piccinni, illuminato a cera, con festoni di fiori e ghirlande e riboccante di spettatori. Le signore di Bari vi erano tutte, in acconciature vistose. Alle prime file della platea sedevano gli ufficiali superiori e le guardie d’onore, in grande uniforme, mentre i granatieri vi prestavano servizio d’onore. L’aspetto della sala era semplicemente magnifico. Tutti gli sguardi erano diretti alla duchessa di Calabria, che indossava uno splendido abito bianco, con ampia crinolina e portava al collo e sulla testa splendidi diamanti. Quando entrò nel palco reale, sorridente e un po’ impacciata, tutti si levarono in piedi e fu un applauso unanime, al quale ella rispose ringraziando più confusa che commossa. Un coro numeroso di signorine e di giovani dilettanti cantò un inno, composto anche esso dal Petroni e musicato dal De Giosa. Gli augusti personaggi si trattennero quasi sino alla fine, e gli stessi applausi, che li avevano salutati all’arrivo, li salutarono nell’uscire. Quello spettacolo pose fine alle feste nuziali. Nell’interno della Corte cominciò il giorno dopo un periodo di timori e di ansie, che non si riusciva più a nascondere.


I principi e gli arciduchi non trovavano distrazioni che in passeggiate per la città, e in brevi corse nei borghi vicini; e i principi, quando non uscivano, salivano sulla grande terrazza dell’Intendenza e si divertivano a saltare. Nei primi giorni, gli sposi non parteciparono a questi giuochi. Sofia avrebbe preferito uscire sempre a cavallo, ma non permettendolo il marito, usciva anche in carrozza. Le prime nubi fra loro ebbero origine da questo, ne alla Rizzo riusciva dissiparle. Dopo alcuni giorni, anche gli sposi presero parte alle biricchinate dei principi. Uno degli scherzi preferiti, anzi quello prediletto dal conte di Caserta, era