Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/60

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scettro de’ Borboni, riconsecrato dall’amore più che dalla vittoria: vide questa terra or sono cinque anni tradita, venduta, trafficata da traditori e da stranieri, dopoché giacevasi come cadavere, senza scintilla di vita propria, senza indizio visibile di futura risurrezione risorgere più avventurosa, e innalzare l’inno della trasformazione sulla sepoltura, in che l’avevano precipitata in un periodo di crisi morale, gente che la tenne a strazio, da stancare Iddio e gli uomini; gente appestata, senza pure esagerare, d’irreligione, di egoismo, di ladronecci, di menzogne sociali e peggio„.

Al pazzo più che ridicolo discorso del procuratore generale fece riscontro un’ode saffica di Felice Bisazza, professore d’italiano all’Università. Di rado la servilità ispirò prose e versi più stravaganti. È vero che, con decreto del febbraio 1849, il generale Filangieri ripristinò il porto franco, ma le concessioni fatte dal Re, dopo la sua partenza da Messina e concernenti la diminuzione del dazio sui cotoni colorati, furono veramente povera cosa. Ma allora la gente si contentava di poco e applaudiva largamente. La proporzione del beneficio, o, come si diceva allora, la bonifica, variava curiosamente; e mentre il massimo era concesso alle Provincie di Messina, Catania, Caltanisetta e Noto nella misura dell’8 al 10%, per Trapani e Girgenti la concessione fu del 5% e per la città di Palermo del 2%. I rancori per Palermo erano tuttora vivi, e benché il principe di Satriano disapprovasse quella differenza, il Re non dava retta che a Cassisi e a Murena. Il decreto porta la data del 2 novembre 1852, con le firme dei ministri Troja, D’Urso e Cassisi. Il Re si riserbò di fare altre concessioni doganali a Messina, quando ne fosse compiuta la cinta murata, ma non ne fece più. Nondimeno, a giudicare dalle apparenze, la conciliazione tra Ferdinando II e le due città, bombardate quattro anni prima, apparve così piena e sincera, che Odillon Barrôt, presente a tutte quelle baldorie, potè scrivere enfaticamente a un giornale francese: "Spectacle sublime! c’est la plus eclatante réconciliation du légitime souverain avec son peuple!„

Quel viaggio fu il maggior trionfo di Filangieri, ma fu anche l’inizio delle sue disgrazie. Partito il Re, venne tolto lo stato di assedio nelle città di Catania e Messina, imposto con decreto del 28 marzo 1849, e Filangieri indirizzò un napoleonico ordine del giorno ai comandanti delle compagnie d’armi, per manifestare