Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/144

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raviglia come possa esser stato tenuto per tale, si contava Gaetano La Loggia, il quale, benché notoriamente liberale, non soffrì molestie dalla polizia, avendo curato e salvato il primo figlio del Maniscalco. Il La Loggia, eccellente uomo, era anche celebre per una delle più madornali dimenticanze, che richiama quella del principe di Paternò: la sera delle sue nozze dimenticò che doveva andare a sposare, e gl’invitati e i fratelli della sposa dovettero correre a cercarlo di qua e di là per tutta Palermo! Aveva reputazione anche il Cervello, già professore di matematica, come il suo amico e collega Giuseppe Coppola, e poi di materia medica all’Università; a lui è succeduto degnamente il figliuolo Vincenzo.

I caffè erano pochissimi, non essendovi abitudine di frequentarli, anzi non erano molto stimati coloro che li frequentavano. Più noti, l’Oreto in piazza Marina e il Sicilia in via Toledo. Il primo esiste tuttora nella sua caratteristica modestia, e il secondo ha cambiato nome. I nuovi tempi non hanno mutate le abitudini, e di caffè, dopo il 1860, non ne son sorti che due soli: uno ai Quattro Canti di campagna, e uno presso ai Quattro Canti di città, detto il Progresso. Nei nuovi tempi si aprì il Caffè Bologni, sotto il palazzo Riso, che fu vera fucina elettorale. Quivi si riunivano i caporioni di parte democratica, e quivi si battezzavano consiglieri comunali e si criticava l’opera delle amministrazioni del comune. Naturale che i critici più arrabbiati fossero quelli, cui gli amici pervenuti al potere negavano l’elezione a qualche pubblico uffizio, o un qualunque favore, o magari un biglietto per feste al Municipio o per i fuochi d’artifizio, in occasione del festino. Sarebbe assai aneddotica ed oltremodo curiosa la narrazione della vita del Caffè di donna Rusidda, come era comunemente inteso dai frequentatori. I principali alberghi erano la Trinacria al fôro Borbonico, con ingresso dall’angusta via Butera e l’Hotel de France in piazza Marina; e chi volesse saperne di più, potrebbe consultare la celebre guida di Sicilia, che pubblicò nel 1869 il padre Salvatore Lanza, o meglio, la Guida istruttiva per Palermo e suoi dintorni del beneficiale Girolamo di Marzo Ferro, regio cappellano dei reali veterani. Come guida pratica anzi, sarebbe preferibile questa, riprodotta su quella di don Gaspare Palermo e che si legge con vivo interesse anche oggi. Ma questi alberghi, particolarmente i secondarii, lasciavano molto a