Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/146

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e di profano. Si giuocano anche terni e ambi periodici: ogni anno il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, si giuoca 4 (porco), 9 (santo) e 17 (giorno del mese). Dopo che si è giuocato, la credenza vuole che si custodisca religiosamente la polizza e la si ponga vicino ad un’immagine di San Giuseppe e si preghi il santo fervorosamente. La passione del lotto aveva dato origine a tutta una letteratura. Nel 1847 da Michele Valente si pubblicò a Palermo un libro intitolato: Dialoghi fra il Destino, la Fortuna, il Desiderio e il Capriccio, ovvero modo facilissimo di arricchire al lotto. Si pubblicava ogni anno L’Astrologia, almanacco di Rutilia Benincasa nata Fanfarricchio, una specie del celebre Barbanera di Foligno. Chi poi volesse saperne di più, può consultare la bellissima pubblicazione di Giuseppe Pitrè: Usi, costumi, credenze e pregiudizii del popolo siciliano: pubblicazione unica nel suo genere.


Vincenzo Florio, aprendo la Sicilia al mondo, aveva portato una rivoluzione nei patriarcali costumi dell’Isola. Se nel 1846 fu impiantata la prima navigazione a vapore fra Napoli e Palermo, e nel 1849 i primi vapori di Florio cominciarono a solcare i mari lontani, negli ultimi anni la Sicilia aveva comunicazioni dirette e periodiche con Genova, Livorno, Marsiglia e New-York, e due volte la settimana con Napoli, il che sembrava una grande fortuna. Nel 1856, a causa del tempo, per trentasei giorni Palermo non ebbe alcuna notizia dal continente e nessuno se ne maravigliò. Se prima del Florio era segnato a dito chi facesse un viaggio fuori l’Isola, cominciò poi ad accadere il contrario fra i signori e la ricca borghesia. Ma il nuovo amore per i viaggi all’estero (credo non vi sia esempio di villeggiature in Isvizzera e in Lombardia prima del 1860), non distolse i signori dalle loro tradizionali e magnifiche villeggiature della Bagheria, di Santa Flavia e dei Colli. A Bagheria erano le ville Butera, Palagonia, Valguarnera e la Certosa, dove il capriccio del vecchio principe di Trabia volle rappresentare in cera un’intera comunità di certosini e i personaggi più celebri del suo tempo. Intorno a un tavolo, in una colletta, siedono fra gli altri, in abito monacale, grandi al vero, Ferdinando I di Borbone, Luigi XVI e il principe di Butera. Tutti sono ritratti ed hanno la loro importanza storica. Il palazzo del prin-