Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/218

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rare ben quindici capsule, perchè il suo fucile sparasse una volta. A Vita quasi tutti lasciarono i mantelli e soffrirono il freddo nella notte. Partirono da Marsala alle cinque della mattina, e la prima tappa fu Rampagallo. Garibaldi, Sirtori, Crispi e i comandanti delle sette compagnie si provvidero di cavalli alla meglio; e a dorso di due muli furono caricate le due famose artiglierie prese ad Orbetello e sulla culatta delle quali si leggeva la data della fusione: una data molto antica, naturalmente.


La giornata di Calatafìmi è narrata dal generale Landi con sufficiente sincerità, nei suoi rapporti e nella sua difesa. Egli non immaginava tanta resistenza da parte degli sbarcati. Si battè per otto ore, ma sempre rimanendo sulla difensiva e non avendo altra mira che di lasciarsi libera l’unica strada su Palermo, per tornarvi colla colonna intatta. Non impiegò in battaglia tutte le truppe, che ascendevano a circa quattro mila uomini, compreso il battaglione del maggiore Sforza, che si era unito a lui; e quando verso sera si avvide che il lungo combattimento non faceva indietreggiare i garibaldini, decise ritirarsi, invece di aspettare gli aiuti, considerando la ritirata, come egli dice nella sua ingenua auto-difesa, la migliore delle vittorie.1 Quando le trombe dei regi sul finire del giorno suonarono la ritirata, fu una grande sorpresa, seguita da un’esplosione di gioia, nel campo garibaldino. Non era ritenuta possibile. I Mille avevano consumate le munizioni; erano stanchi del lungo e disperato combattimento; avevano avuti parecchi morti e molti feriti e nessun aiuto dalla squadra del Santanna, che si limitò a guardare dalle creste dei monti quello che avveniva nel basso. Garibaldi stesso era ferito al fianco destro da un sasso, scaraventatogli da un soldato dell’ottavo battaglione Cacciatori, il quale gli aveva per due volte rivolto il fucile a poca distanza, ma l’arma non prese fuoco. Di squadre numerose e armate solo la fantasia del generale borbonico popolava le campagne e i colli attorno Calatafimi. Se il Landi si fosse avanzato e i battaglioni di cacciatori fossero giunti il 13 o il 14 a Marsala, l’impresa di Garibaldi poteva dirsi compromessa; ma il Landi

  1. Autodifesa del generale Landi, manoscritto esistente nell’archivio di saa famiglia.