Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/283

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che in oggi a voi ripetono
Torino e il Fischietto.
Gli dite: Italia libera
vuol far tabula rasa!
Ecco la porta! — ditegli
Tanti saluti a casa!


Il Tuono ripubblicò i versi, sol mutando


Di messer Bomba il figlio

in quest’altro:

Quel povero coniglio.


Ma questa pubblicazione non andò immune da conseguenze. La città, essendo di nuovo in istato di assedio, il comandante della piazza, che era il Cutrofiano, ordinò l’arresto del direttore e mandò alla tipografia De Angelis, dove si stampava il Tuono, una pattuglia di soldati con un ufficiale. Pochi momenti prima vi era giunto un ispettore della nuova polizia creata da don Liborio, certo Falangola, ad avvertire il Salvatore che si mettesse in salvo. E questi fece appena in tempo ad uscire dalla tipografia, col Falangola stesso, incrociandosi con la pattuglia che vi entrava, la quale non sospettò neppure poter essere il giornalista, quel giovane sbarbatello, che ne usciva in compagnia di un ispettore di sicurezza. E sul finire di agosto lo stesso giornaletto co- minciò il suo primo articolo coi noti versi del Trovatore:

Miserere di un'alma già vicina
Alla partenza, che non ha ritomo.


E allora fu soppresso, ma ricomparve il dì seguente, con un nuovo titolo: I Tuoni, e la soppressione servì di argomenta agli altri giornali, ma soprattutto al Nazionale, di protestare contro la violenza alla libertà di stampa! Salvatore scrisse in altri giornali serii e umoristici; fu corrispondente da Firenze del Piccolo, della Patria e della Perseveranza; poi entrò nel Banco di Napoli, e ne diresse, con probità, intelligenza e fer- mezza, le sedi di Bari, di Venezia e di Genova, come ora dirige quella di Milano.

Il ministero si vide costretto a stabilire una cauzione per ogni giornale politico, dando facoltà al comandante di piazza