Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/310

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marilla, e poi intimo del Brenier e fautore della Costituzione aveva, da qualche settimana, mutato contegno, ed equivocamente si agitava, ingenerando nel ministero il dubbio ch’egli meditasse qualche colpo di testa, forse una congiura, allo scopo di spodestare il nipote, liberarsi di qualche ministro e farsi proclamare reggente. Il conte aveva natura più turbolenta che risoluta, ed era mal viso. Furono sequestrate in dogana alcune casse di armi e di abiti militari, giunte all’indirizzo di lui; abiti ed armi, che confermarono le apparenze della cospirazione, ma da quali elementi fosse questa avvalorata e su quali probabilità si fondasse, neppure oggi si conosce con precisione. Don Liborio propose quindi, in Consiglio dei ministri, l’allontanamento del conte, e il Re vi aderì. E la mattina dopo il principe riceveva la seguente comunicazione, che tentava salvare almeno le apparenze: “Altezza, S. M. il Re, seguendo il parere del Consiglio dei ministri, e pensando ai bisogni del servizio della sua reale marina, ordina che V. A. s’imbarchi immediatamente sul Reale Vapore “Stromboli„, ove troverà istruzioni in piego suggellato, cui V. A. potrà aprire, quando sarà lontano venti miglia da terra; e ciò affine di compiere commissioni concernenti la reale marina — firmato Garofalo„.

Il conte si recò subito alla Reggia, ma non potè vedere il Re. Gli scrisse e non ebbe risposta. Alle sei della sera, il generale Palomba, antico precettore del principe, andò da lui, e gli ripetette in nome del Re, l’ordine d’imbarcarsi senza indugio. E nella mezzanotte del 14 agosto, don Luigi lasciò Napoli sulla goletta il Menai, protestando contro la violenza cui soggiaceva. Da bordo scrisse una lettera d’addio al Re e salpò direttamente per Marsiglia, dove giunse la sera del 17.

Liborio Romano consacrò il fatto nelle sue Memorie, magnificando, come usava, la importanza dell’atto da lui compiuto. Il conte di Trapani fu alla sua volta sospettato come partecipe del tentativo di reazione, fatto da un prete legittimista francese, certo De Sauclières, in casa del quale si rinvennero duemila copie di un proclama: Appello di salvezza pubblica, affisso in alcuni quartieri nella notte del 29 agosto. Il De Sauclières fu arrestato e processato, senza però che dal processo si scoprisse nulla riguardo al conte di Trapani. Ma la partenza del conte d’Aquila fu oggetto di strani commenti e di più strane paure. A darne un’idea, gioverà pub-