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si accedeva liberamente, senza subire arbitrii polizieschi nè sorveglianza di sorta.
A Cosenza, il Comitato rivoluzionario, composto da Donato Morelli, Pietro e Carlo Compagna, Francesco Guzolini e Domenico Frugiuele, era divenuto governo di fatto. Intestava i suoi decreti: Italia e Vittorio Emanuele, faceva dai Comuni della provincia proclamare decaduta la dinastia, mentre a Cosenza erano tremila uomini di guarnigione, comandati dal brigadiere Caldarelli. L’intendente Giliberti, vecchio liberale, repugnando da misure di rigore, mandò le sue dimissioni il 22 agosto, e il municipio, a titolo di onore, gli conferiva la cittadinanza cosentina. La sera del 25, lui presente, e presenti due colonnelli della guarnigione, il Comitato insurrezionale, seguito da una folla di rivoluzionarli e di gridatori, si riunì nell’Intendenza, dove Donato Morelli, dopo aver descritte le miserande condizioni dell’esercito in Calabria, e annunziato che Garibaldi si avanzava fra i tripudii delle popolazioni e gli sbandamenti dei regi, propose che la guarnigione fraternizzasse col popolo. L’intendente dimissionario non fiatò, e i due colonnelli promisero di riferir tutto al comandante in capo.
Il Comitato insurrezionale di Terra di Bari, preseduto da Luigi de Laurentiis, e di cui facevano parte, tra gli altri, Candido Turco, sindaco di Altamura, Pietro Tisci di Trani, Riccardo Spagnoletti di Andria, Raffaele Rossi di Spinazzola, Vincenzo Rogadeo di Bitonto, Girolamo Nisio di Molfetta, Cammillo Morea di Putignano, il francescano padre Eugenio da Gioia, e Ottavio Serena, che ne era il segretario, aveva aderito, sin dal giorno 21, al Comitato dell’Ordine, cioè alVunità nazionale con Vittorio Emanuele, Re dell’Italia una ed indipendente. Il 30, proclamò il governo provvisorio, con un triumvirato, composto da De Laurentiis, Rogadeo e Teobaldo Sorgente. Il giorno 22 era giunto intanto in Altamura il nuovo sottointendente Francesco Campanella, ex giudice regio, destituito nel 1849 per le sue opinioni liberali. Alto, magro e non senza qualche pretesa di eleganza, questo curioso tipo di sotto intendente costituzionale non turbò affatto l’opera del Comitato rivoluzionario, anzi, chiusosi in casa, scrisse, prima un manifesto e poi un sonetto ... . a Vittorio Emanuele, chiedendo il permesso al segretario Serena di stampare e l’uno e l’altro nella tipografia, che il Co-