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duta dal distinto Patriotta Conte Luigi Amedei, ex-Colonnello del Genio, il quale volle ch’io prendessi — tutti consentendolo — il suo posto.

Trovai, che questa riunione, la quale constava di qualche centinaio di cittadini, non solo si stava preoccupando della formazione della Giunta, ma aveva già formulato l’invito pel giorno susseguente, 22 settembre, ad un Comizio Popolare nell’anfiteatro Flavio, dal quale sortisse, per acclamazione, composta definitivamente la Giunta.

Io raccontai ciò ch’era avvenuto fino a quel momento; e spiegando il concetto, ch’io ed i miei intimi amici ci eravamo formati sulla costituzione di questa Giunta, feci vedere l’assoluta necessità di andare perfettamente d’accordo coi diversi gruppi politici. Io non aveva forse bisogno di fare queste raccomandazioni; imperocchè la loro lista già constava nella massima parte di elementi ultramoderati. Si convenne: che pel giorno susseguente fosse pubblicato il manifesto del Comizio di cui per forza mi si volle dare la Presidenza; che si formasse una Commissione dei presenti onde comporre definitivamente la lista per la Giunta; che io, servendo di anello di comunicazione, cercassi di mettere d’accordo le diverse liste, che potevano essere fatte da altri gruppi; finalmente, che questa Commissione venisse in casa mia l’indomani, 22 settembre, con pieni poteri per concretare la lista definitiva che si doveva leggere al Comizio.

Vedendo che la cosa incominciava ad acquistare una forma definitiva, corsi nuovamente dal generale Masi, ove trovai presso a poco lo stesso gruppo di persone. L’annunzio del Comizio, recatovi da me, parmi fosse accolto con molto timore, sopratutto dal generate Masi, il quale doveva pur sapere, per esperienza propria, con quanto ordine si fossero sempre tenute in Roma grandi riunioni di popolo. Fui instantemente pregato perchè mi adoperassi a far contromandare il Comizio, al che mi rifiutai;