Pagina:La grammatica del dialetto romanesco (1899).djvu/3

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     I. SUONI. Vocali toniche. 1

A breve o lungo, conservato sempre come nell’italiano letterario. Si nota una maggior resistenza dell’á nel suffisso -arius: carotaro II 179, pianara II 416, ciriolaro II 374, piccionara II 379, porcara II 379, istoriaro III 5, carrozzaro III 225, cipollaro IV 262, ecc. (cfr. più innanzi, Morfologia, suffisso -arius). Conservato anche nell’imperfetto congiuntivo dei verbi dare e stare: stasse III 115 et passim, dassi III 114, dassino IV 361 et passim.

E breve, AE, hanno lo stesso esito dell’it. lett. Evitato il dittongamento in mèle (miele) I 110, fèle (fiele) I 114, mète (miete) 149 et passim.

Il dittongamento dura anche in fase disaccentata:
tienevo I 199, vienì II 12, vienuto II 37, vienivano, II 245, tieneva II 198, tienecce II 346 ecc.

E lungo, I breve, continuati da é:
vero I 154, scenta (scesa) II 287, catena IV 282, sera V 361, neri I 286, pera II 401, promessa I 120, Checca I 76, dovèllo (dov’è ello) II 21 et passim. Notisi: bècco II 57, lègge (lex) II 60, bèstia III 148: ditto I



  1. L’indagine è condotta sull’edizione del Morandi, S. Lapi, Città di Castello, 1896, 6 vol. L’esemplificazione si riferisce, quanto alle cifre romane, al volume, quanto alle cifre arabe, al numero della pagina.