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obbligati al militare servigio, strascinansi all’esercito. Cominciarono indi in Sicilia a prorompere disperate voci; lagnandosi il popolo, che dovesse portar guerra alla Grecia amica, in servigio dell’oppressor francese; e mormorando lo scarso stipendio per tre mesi soli, al quale si darebbe fondo prima di giugnere in Romania, senza lasciar pure di che vivere alle famiglie in Sicilia. Ripugnavano alla impresa; ma tremavan al re. «Oh fuggiamo! gridavano; fuggiamo dalle case nostre, per asconderci in boschi e in caverne; e sarà viver men duro. Anzi di Sicilia si fugga, ch’è terra di dolore, di povertà, di vergogna. Non fu più schiavo di noi il popol d’Israello sotto re Faraone: e risentissi, e spezzò le catene. E ne narran poi le glorie degli antichi nostri! Vili bastardi siam noi; snervati dalle divisioni, da’ vizi: noi di cristianità il popol più abbietto!1»

E quanti si tenean da più del volgo impetuoso, non isgannati da sperienza, ritentavan pure la ignobil via delle querele. A Roma si volsero, non ostante le ostili opinioni che la Sicilia avea contro la corte di Roma più che tutto altro popolo cristiano, senza perciò vacillare nella fede di Cristo. Sì fatte opinioni eran sì vive, che i Francesi per villania chiamavanci paterini2; e segno non men dubbio ne

  1. Saba Malaspina, cont., pag. 350, 351.
    • Ibid. pag. 355.
    • Anonymi Chr. sic., loc. cit., pag. 147.
    Le leggi dell’imperator Federigo II, contro le eresie portano una ventina di nomi diversi d’eretici; tra i quali v’hanno i paterini. In un diploma suo dato di Padova il 22 febbraio duodecima ind. si spiega così l’origine di quel nome di paterini: _Horum sectæ veteribus vel ne in publicum prodeant non sunt notatæ nominibus, vel quod est forte nefandius, non contentu, ut vel ab Arrio Arriani, vel a Nestorio Nestoriani, aut a similibus similes nuncupantur; sed in exemplum martyrum qui pro fide catholica martiria subierunt, Patarenos se nominant, velut expositos passioni_. In Luca Wadding, Ann. Minorum, tom. III, p. 340, §. 13.