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252 la guerra [1284]

a manca il campo di Nicotra, a destra la capitale, e per tutto il regno guerriere voci e apparecchi.

Il papa, non vinto pe’ falliti disegni dell’anno innanzi, ma rifacendosi ad ogni ostacolo sempre più pertinace e voglioso, sforzavasi a ritentar ora la prova, fin trascurando i propri pericoli e bisogni: Roma per carestia tumultuante; accanita ad assediare in Campidoglio il vicario di re Carlo1; esausto l’erario pontificio; necessitato a incettar grani in Puglia, perchè i Romani non facesser peggio2. E pria rinnovò le scomuniche il dì della cena del Signore, quel dell’Ascensione, quel della dedicazione della Basilica di san Pietro, con molto studio a promulgarle per tutta l’Italia, e massime a Genova3; ove molti cittadini per interesse di parte ghibellina eran disposti ad aiutare il nuovo principato in Sicilia, e pendeano anco a questo i magistrati della città, tentati invano da Filippo l’Ardito a collegarsi con la Chiesa e Carlo contro il re d’Aragona e a stento tirati a promettere una stretta neutralità4. Le decime,

  1. Saba Malaspina, cont., pag. 404.
  2. Raynald, Ann. ecc., 1283, §. 52.
  3. Ibid., 1284, §. 1.
  4. Risposta del podestà, capitani, consiglio e comune di Genova al re di Francia negli archivi del reame di Francia, J. 499, 42.
    Il re avea inviato due ambasciadori a richieder Genova che desse favore, aiuto e giovamento al papa e al re di Sicilia, zio del re di Francia, contro il re d’Aragona, che avea operato contro la Chiesa, contro le inibizioni del papa, e contro il re di Sicilia, la qual cosa ognun sapea quanto interessasse la corona di Francia. Genova risponde essere in pace col re d’Aragona da 170 anni, e non aver cagione di rompere; ma promette che non darà aiuto di navi nè d’armi al re d’Aragona. Non vi ha data in questo diploma, nè nomi sia dei magistrati di Genova, sia dei re; ma le narrate particolarità, infallibilmente il pongono tra gli anni 1282 e 1284. È uno lungo ruolo di pergamena scritto in caratteri del secol XIII, con suggello in cera verde, pendente da una stretta striscia di pergamena e impresso da un lato solamente. V’ha un grifone alato, chiuso in un poligono ad angoli salienti e rientranti a forma di stella, e fuori il poligono la leggenda: Sigillum Comunis et populi Janue.