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[1283-84] del vespro siciliano. 261


umori di controrivoluzione. Nondimeno temendo qualche assalto dell’audace flotta nostra mentre esso armavasi, pose il nemico in questo tempo una straordinaria cura a guardar le costiere di terraferma1. Suo intendimento era insignorirsi al tutto del mare, schiacciando la nostra armata

  1. È notevole la cura che il governo angioino di Napoli si prendea per custodir le sue spiagge, pur mentre preparava un’armata e un’oste d’invasione contro la Sicilia. Ciò prova in quale riputazione già fosse appo i nemici la flotta catalana e siciliana. Cel mostrano i diplomi del r. archivio di Napoli, nel citato reg. 1283, A, de’ quali, lasciando indietro perchè non mostra cura straordinaria, un diploma del 21 aprile (1284) risguardante il pagamento degli stipendi al presidio del castel di Capri, ricorderemo i seguenti:
    • Diploma del 30 novembre (1283) fog. 72, perchè si munissero, con molta cura le castella di Calabria, massimamente quelle di contra a Messina.
    • Diploma dato di Napoli il 2 maggio, fog. 85 a t. È commesso a Iacopo de Brusson vice ammiraglio di far osservare gli ordini già dati nei segnali allo scoprir legni nemici: cioè fumo il dì, fiamme la notte, che volgarmente si dicean fani, e se ne dovea levar uno per ciascun legno avvistato. Inoltre erano stabilite excubias seu custodes in tutte le terre e luoghi opportuni, che vegliassero dì e notte. La spesa si fornisse da’ comuni, e, in mancanza, da qualunque danaro regio. Somiglianti disposizioni son date, ibid. fog. 127 a t., per aversi particolar cura delle costiere da Policastro a Castellamare di Stabia.
    • Diploma del 2 maggio, ibid. fog. 86 a t., per 75 fanti toscani mandati di presidio in Montane Amalfie, ov’era capitano un Rambaldo de Alemanni.
    • Altro della stessa data, Ibid. 88 a t., al capitano di Gaeta si raccomandano i fani.
    • Par che in vero dopo la battaglia di Malta i nostri corsali avessero ripreso le infestagioni ne’ mari del regno di Napoli. Un diploma dato di Nicotra a 28 ottobre duodecima Ind. (1284) parla di un galeone siciliano di un tal Galfono che corseggiasse.