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[1283] del vespro siciliano. 309

acquisti oltre i Pirenei. La nazione, pronta per indole alla guerra, v’era anco sospinta dalle condizioni sociali, e dall’uso alle crociate: chè perfetta crociata fu questa, sì alle bandiere, e sì all’intento de’ crocesegnati, divenuto sì basso e profano nel secolo decimoterzo. È notevole che nel trattare tal impresa detta sacra e suscitata dalla corte di Roma, si manifestò ne’ consigli di Filippo una insolita gelosia e diffidenza contro lei, un desiderio a spillare i danari ecclesiastici, un accorgimento e contegno di cui Martino si maravigliò, si adontò, ma gli fu forza sopportarlo. I principî d’ordine monarchico, prevalsi nel regno di san Luigi e messi già in opera contro la feudalità, si sollevavan contro la potenza papale; e preparavano la lotta di Bonifazio con Filippo il Bello.

Il primo divisamento in Francia fu di muover la guerra senza frasi: volean le decime delle rendite ecclesiastiche, ed eran pronti a pigliare le armi: il vescovo di Dol e Raoul d’Estrées, maresciallo di Francia, portarono al papa questa ambasceria di Filippo sul fin dell’anno ottantadue. Ma quegli rispose che volea meglio colorire la cosa; aspettar che Pietro persistesse nella occupazione della Sicilia fino a un termine dato; e poi con forme di giustizia e gravi sentenze compilar l’atto della disposizione del regno d’Aragona: e così fece, scrive egli, con molta prestezza, fidando in Dio e nella Francia, che fosse pronta sempre ad eseguir con le armi il giudizio della corte di Roma1. Ad accrescere il premio, mise fuori un’altra bolla che spogliava Pietro del reame di Valenza2. Volle impedire l’ingrandimento della Francia nella guerra che si dovea sostener col suo sangue, dichiarando contro il voto di parecchi

    di Ramondo Berengario conte di Provenza. Diplomi del 10 novembre 1283, e 23 marzo 1284, negli archivi del reame di Francia, J. 511. 3.

  1. Docum. XIV.
  2. Raynald, Ann. ecc., 1283, §§. 34 e 35.