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[1284] del vespro siciliano. 311

corte di Roma e ad alcun de’ figli di Filippo l’Ardito. Perchè nel primo disegno detto dinanzi si chieser le sole decime per tre anni in quel ch’era allora il reame di Francia; ma trattandosi l’investitura come voleala il papa, si domandarono le decime per tutta cristianità, o almeno per quattro anni nella più parte del territorio francese d’oggidì; e le prime annate dei beneficî ecclesiastici nuovamente provveduti; i legati pii, e altri sussidi; oltre le indulgenze, l’autorità della commutazione de’ voti; e alcune condizioni che mantenessero la dignità del re verso la corte di Roma; e si sostennero le libertà ecclesiastiche de’ popoli d’Aragona: ma soprattutto si pretesero tai favori del papa sia che il parlamento consigliasse il re, sia che lo sconsigliasse, che è a dire se la nazione concorresse o no alla impresa in favor del figliuolo del re. Adirossene il papa; rispose a Filippo il nove gennaio dell’ottantaquattro, chiamando scandalosa l’inchiesta delle annate dei beneficî; orribile a udirsi quella delle concessioni nel caso che il parlamento sconsigliasse; assurda l’altra delle decime in tutta cristianità; e in bel modo rimproverò Filippo e il parlamento di mala fede, d’incostanza, d’ignavia, d’abbandonar la santa sede e la casa d’Angiò, di macchiare il nome francese e dar argomento alle lingue de’ suoi nemici. Ma, come fa chi ha maggior voglia, cominciò a piegarsi alle stesse inchieste di cui lagnavasi1; mandò al legato, in tante lettere diverse, l’assentimento alle varie condizioni; e gli commise che persistendo il re, gli cedesse2. Queste concessioni e le arti del legato conseguiron l’intento.

Chiamati in Parigi i prelati e i baroni, il venti febbraio milledugentottantaquattro, il re lor significava le ultime negoziazioni; e metteva il partito della guerra. Presero tempo d’un giorno a deliberare, di tre a rispondere; e il dì

  1. Docum. XIV.
  2. Brevi del 10 gennaio 1284, in Rymer, op. cit., tom. II, pag. 263.