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50 la guerra [1266-82]

ambo de’ popoli, ambo s’affaticavano insieme a tenerli sotto il giogo, e ’l sangue sugger loro e i midolli, come vivamente dice, e famigliar del papa era e guelfo, l’istorico Saba Malaspina1.

E meglio stan queste amare parole ove si risguardi alla amministrazione delle pubbliche entrate, levate non per bisogni pubblici, ma da istinto d’avarizia e disegni d’ambizione; la quale rapacità copriano i partigiani di Carlo con dir ch’era uopo dimagrar que’ contumaci sudditi, affinchè contro il principe non alzasser la cresta2. Era nei tempi feudali, altrimenti che ai nostri, ordinata l’azienda degli stati; e più discrete apparian le gravezze a cagion de’ minori bisogni, e degli usi sotto i quali esse ascondeansi. Perchè i demani3 somministravano la più parte delle spese della corte; a quelle del pubblico suppliano i popoli, non pur con danaro, ma sovente col servigio delle persone, e delle cose loro. Così gli eserciti, le navi, dai feudatari forniansi e dalle città; così era debito albergar le corti del principe e de’ maestrali; così ai lavori pubblici andavan tenuti gli uomini di minor taglia, ai trasporti, e a somiglianti disagi. Servigi s’appellavan questi; e collette le contribuzioni dirette e generali; gabelle poi le tasse sulle derrate, che per privativa nella vendita sovente si riscuoteano. Delle quali parti l’entrata dello stato componeasi in Sicilia ancora; ma la moderata costituzione tutti i pesi rattemprava. Turbaron gli Svevi quella bilancia, sì come io notai: Carlo le diè il tracollo, arso, dice dolorando il suo istorico, arso d’idropica sete di danaro4; e ne venne quasi all’aperta rapina.

  1. Presso il Caruso, Bibl. sic., tom. II, pag. 780.
  2. Saba Malaspina, continuazione presso di Gregorio, Bibl. arag. tom. II, pag. 332.
  3. Così furon chiamati ne’ mezzi tempi, per corruzione della voce dominio, le terre appartenenti propriamente alla corona.
  4. Saba Malaspina, lib. 6.