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60 la guerra [1266-82]

ritratto sull’ultim’anno del regno di Manfredi, nel quale al doppio e al triplo dell’odierno sommava1.

Nè mancò infine l’arte delle spugne di Tiberio. Da molti documenti ritraesi che gli officiali, convinti di mal tolto nel dare i lor conti, componeansi per danaro col re; il quale in tal guisa non solamente rifaceasi del frodato a lui, ma anco partecipava de’ ladronecci su i popoli; e spesso fingea il mal tolto contro un ricco uficiale per aver, come pareagli, onesta cagione a pelarlo2.

Possedea vasti demani re Carlo. E i cortigiani3 anelanti a precorre il principe ne’ suoi vizi, pieni di zelo con lui borbottavano: dilapidarsi da’ coloni que’ suoi poderi; niun frutto ritrarsene; essere i sudditi ricchi troppo; a questi addossasse il maneggio de’ beni, con patti accorti: non era egli il signore di lor vita e sostanze? Società d’industria agraria delibera dunque il re: agli agricoltori vicini dà in soccio a forza, tenute, e armenti, e greggi, e scrofe, e polli, e gli sciami fin delle api. La quantità delle produzioni o de’ parti che a lui si debba, stabilisce egli a sua posta: sia sterile poi l’anno o fecondo, mortifera o generativa la stagione,

    • Capitoli del regno di Sicilia, cap. 11 di re Giacomo.
    • Anon. chron. sic., cap. 40.
  1. Leggonsi moltissime di queste transazioni coi veri o supposti frodatori, nel registro del r. archivio di Napoli segnato 1283, A, fog. 96, 98, 103, 108 a t. 112, 113, a t. Si scorge ancora il mal uso dal diploma del 26 marzo 1284, ibid., fog. 125 a t., in cui fu mascherato sotto tal pretesto il riscatto di Arrigo Rosso da Messina, fatto prigione nel combattimento di Milazzo l’anno 1282.
  2. A proposito de’ mali consiglieri di re Carlo, è da ricordare un diploma del principe di Salerno, dato di Nicotra il 22 giugno 1283. Dietro lo scoppio del vespro, la casa di Angiò volle gittar sui ministri tutto il carico del mal governo. Il principe dunque di Salerno, erede presuntivo della corona, denunziò a’ popoli del regno di terraferma quattro Marra fratelli, e due Rufulo padre e figliuolo «inventori di tutti i modi di spogliare i popoli, pei quali la Sicilia s’era ribellata. Or io, conchiudea, li punisco.» Da’ Mss. della Bibl. com. di Palermo Q. q. G. 1, pubblicato dal sac. Niccolò Buscemi nella vita di Giovanni di Procida, Docum. 5.