Pagina:La guerra nelle montagne.djvu/14

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rossi di ruggine sulla terra — simili ad «erpici capaci di attorcigliare corpi umani come fili di seta» — fra i consueti monticelli di sacchi di sabbia squarciati ed intorno a buche per cannoni vuote, e smussate ai cigli dalle intemperie delle stagioni. Non è facile scavar trincee sul Carso più di quel che si riesca a trovarvi acqua, perchè, alla profondità d’una palata sotto alla superficie, l’ingenerosa pietra si muta in cupa roccia e tutto deve essere perforato o schiantato. A quel tempo, poichè la primavera era stata umida, le pietre presentavano una vera fioritura di erbacce, che poi si essicano completamente in estate, lasciando le rocce abbagliare e bruciare da sole. E, come se non bastasse tutta questa asprezza selvaggia, i versanti brulli e le cuspidi desolate erano incavate da numerose buche e da acquitrini, alcuni dei quali sembravano squisitamente tracciati da mano diabolica, per collocarvi mitragliatrici; altri, come piccoli crateri, erano capaci di contenere mortai da 33 centimetri e si aprivano fino al loro fondo, attraverso screpolature, in caverne asciutte, ove intieri reggimenti possono nascondersi e donde possono essere snidati. Io vidi una di queste località, che era stata adibita da due battaglioni austriaci come riparo alle bombe, non lontano da un mucchio di muraglie di una grigia casa rovinata, le quali si incurvavano e parevano parlare insieme, nell’aria leggera, come spettri. Era ciò che rimaneva di un villaggio preso e ripreso. L’unica reliquia in esso vivente era una macchina