Pagina:La guerra nelle montagne.djvu/17

Da Wikisource.

— 15 —

da esso trasportata sibilava come fa, al suo passaggio, una granata lontana. La spiegazione dell’ufficiale era sottolineata dal rombo dei vari grossi cannoni italiani, preparantisi in anticipo all’opera più difficile, che doveva venire più tardi. Poscia il terreno ebbe un sussulto pochi metri innanzi a noi, e i sassi aguzzi del Carso volaron via, in alto, come stormi di pernici.

«Mine!» — disse l’ufficiale serenamente, mentre i borghesi che si trovavano là rialzarono macchinalmente il colletto del loro soprabito; — «stanno lavorando sul versante ripido della giogaia; ma potevano ben avvertirci!»

Le mine esplosero in linea bene ordinata ed essendo impossibile di fuggire attraverso le pietre, dovemmo limitarci ad osservare le esplosioni, nella certezza che anche quelle decine di migliaia di morti che giacevano lì sotto, intorno, e dietro a noi, stessero ascoltando.

Nel frattempo udivamo una perforatrice pneumatica lavorar sotto terra, con rumore simile a battito di denti. «Non avrei mai pensato che si trovassero insieme tante pietre staccate».

— «Non son tutte staccate: vorremmo bene che così fossero. Sono, al contrario, molto solide. Venite a vedere». — Perdendo di vista la luce del sole, entrammo in una grande galleria tagliata nella roccia, ove alcuni binari erano posati in terra e ove degli uomini caricavano detriti su vagoncini. Una mezza, dozzina di feritoie davano la luce attraverso trenta piedi di roccia.