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«Queste sono alcune nuove posizioni per cannoni forse da 180, forse da 220».
«E come fate voi a portare cannoni da 220 fin quassù?», domandai.
Egli sorrise un poco. Imparai più tardi, sulla montagna, la ragione di quel sorriso.
«A forza di braccia», rispose e si voltò all’Ufficiale del Genio, che dirigeva i lavori, per rimproverarlo di avere esploso mine senza avviso.
Scendemmo dal «Ventre di pietre» e quando ritornammo un’altra volta sul terreno piano, al di qua dell’Isonzo, ci voltammo ad osservarlo attraverso alle linee dei cimiteri che lo circondano. Esso era stato il primo ostacolo che l’Italia ha trovato sulla sua stessa soglia, dopo che ebbe varcato l’ampio Isonzo irrequieto, dove le truppe possono camminare ma camminare non è agevole.