Pagina:La lanterna di Diogene.djvu/113

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parivano molto felici del giorno concesso dal Signore per il riposo.

Venivano in «fitta schiera» con una fanfara alla testa, per inaugurare il vessillo di una Società operaia ed ascoltare, di conseguenza, la predica di un loro oratore d’occasione.

O buono e mite Amintore Galli, la musica del tuo inno non sarà proprio bella, ma è terribile: almeno fa un effetto terribile. Quella nota che cresce e poi si squarcia come un uragano nel verso:


Splende il sol dell’avvenir



è di un effetto indiscutibile.

Questo effetto poi era quella domenica moltiplicato per la stranezza del vestire di quella moltitudine. Con quel sole ardente, tutti erano vestiti di saia nera: i più avevano di setino nero anche la camicia, e su quel nero spiccavano i bracciali rossi e le cravatte rosse.

Quella tinta lugubre nella gioia del giorno estivo, mi richiamò alla mente la «Compagnia della morte» con cui si nominò una schiera alla battaglia di Legnano. In quella truce e fiera anche volti miti, come quelli del barbiere e del buon postino — erano anch’essi nella «fitta schiena» — acquistavano una espressione formidabile.