Pagina:La lanterna di Diogene.djvu/114

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Inoltre, — oh, stranezza per gente che protesta contro la disciplina militare! — essi marciavano con fiero passo militare!

Io mi fermai sul ciglio della via e fissai la schiera che passava: ma lo sguardo del postino si incrociò col mio, e balenò questa domanda:

«Non ti facciamo adesso paura, o ricco?»

Lasciamo stare il «ricco»; quanto alla paura, a me personalmente, no. A che varrebbe leggere Platone in greco per diventare filosofo, se si deve poi aver paura? Un filosofo, o amico, sorpreso da un tacchino, potrà essere spaventato; non mai da una evoluzione dell’esercito umano, che solitamente fa come quello del coro: «Partiam, partiam!», ma in realtà non fa altro che segnare il passo, o, se cammina, ripete il suo giro dietro le scene.

Per fare realmente paura non a me, bada bene, o postino, ma ai veramente ricchi, bisognerebbe che rimaneste sempre «in fitta schiera», ma lo vedi? ecco qualcuno di voi che si stacca, ecco l’individuo che esce dalla collettività anonima e poco dopo appare accampato contro di essa. I transfughi! tu dici, con giusto disdegno. Lo so, i transfughi! Ma essi si sono posti in alto sul piedestallo della ricchezza e sorridono al pugno chiuso e levato della folla.