Pagina:La lanterna di Diogene.djvu/212

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essere stati alquanto attoniti, o riprendono il loro ballo o scoppiano in pianto; ma le bambine della stessa età intuiscono il tempo musicale con una sorprendente prestezza: la nave, varata, nell’acqua galleggia; l’uccello, staccato dal nido, vola; la donna, buttata nel ballo, danza subito a ritmo.

Quando le mamme conducono a letto i piccini, quel ballonzolo serale serve per i grandi: un buon violino e un contrabasso alternano polche e valzer: quello geme, questo fa,   z u m-z u m   ogni tanto: i grilli tacciono, ma per tutta la landa marina si diffonde il suono, e molti cuori fa palpitare. Le servette poi non chiudono occhio e forse per ciò avviene che aprano la finestra a chi vi fa assedio regolare. Qualche notte poi, finito il ballonzolo, alcuni giovani accordano mandolini e chitarre e vanno facendo la serenata che si prolunga — sì breve è la notte e sì luminosa è l’aurora — sino a diventar mattinata.

Oh, mattinate di Bellaria, delizia delle serve e delle padrone! Vanno per le dune i sonatori e fanno giorno, suonando. Quante volte fui desto da quella voce che si staccava nella chiara notte: un mandolino che batteva il suo ritmo d’argento, un flauto, un contrabasso, una chitarra fors’anche. Spesso ho distinto i sonatori: erano vagheggini, e buontemponi del luo-