Pagina:La lanterna di Diogene.djvu/256

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XVIII.

Negrito, il feroce.


Guardate là, là su la spiaggia del benefico mare!

È stata la signora Adele, la mamma, ad accorgersi che Robertino non c’era più; giacchè, pur conversando, il suo occhio gira ogni tanto e cerca dov’è quel suo tesoruccio biondo. Non l’ha più visto: ma bene ha visto Negrito. Mandò un grido d’angoscia; si levò dal crocchio; accorse.

Accorsero tutti. Dio, il suo Robertino affogava?

No, non affogava: era Negrito, il cuginetto, che lo teneva a forza nascosto sott’acqua. La signora Adele ritorna col suo piccino sul petto, che trema come una lepre sfuggita al bracco; con l’altra mano trascina Negrito, che punta i piedi per non venire.

Ora ognuno ha fatto festa a Robertino; e, per consolarlo, ognuno gli ha offerto qualcosa:

«To’ il confetto, to’ il cavalluccio, to’ la barchetta!» Egli abbracciò ogni oggetto con le sue manine, sorrise, obliò.