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342 | la leggenda di tristano |
veruna». E allora la bella Isotta, la gentile reina, la cortese
dama, si abbraccia messer Tristano; e Tristano disse: «Ora
non curo io di mia morte, e ho dimenticato ogni dolore, dappoi ch’io sono collo mio dolce amore». E stando insieme in
tale maniera abbracciati, che l’uno era contento di morire per
l’altro; e a quel punto non per istretta né per niuna forza
fatta, ma per debolezza e per proprio dolore, e con piacere
e diletto sí dell’uno e dell’altro, amenduni li leati amanti passarono di questa vita, e le loro anime si dipartirono del corpo.
E vero è che, secondo che pone il nostro libro, la reina morí
innanzi che Tristano uno attimo di poco d’ora, e messer Tristano morí appresso. E però, con veritá possiamo dire che
Isotta morí perchè vedeva morire Tristano suo drudo, e Tristano morí perché sentí morta sua speranza Isotta: chè, secondo
che pongono i maestri delle storie, che Tristano sarebbe stato
vivo una ora e piú; se non per tanto che lo dolore della reina
Isotta morta, sí gli si strinse al cuore, e ’l calore e la sustanza
che gli era rimasa dentro sí perdé lo conforto della natura e
delle circustanze e delle veni.
Morti sono in braccio in braccio, a viso a viso, gli due leali amanti, gli quali tanto s’amarono in questo misero mondo; e quegli che tanto furono leali, che, mentre ch’egli vivettono, mai per loro amore non fue affalsato. (Cap. CXXIX).
14. — Sepoltura di Tristano e Isotta.
Conta la vera storia e pruovano piú persone, che compiuto l’anno, in quel dí subitamente, cioè dal dí che Tristano e Isotta furono seppelliti, nel pillo si nacque una vite, la quale avea due barbe o vero radici; e l’una era barbicata nel cuore di Tristano, e l’altra nel cuore di Isotta; e le due radici feceno uno pedale, lo quale era pieno di fiori e di foglie, e uscía del pillo e facea grande meriggiana sopra le due imagini delli due amanti. E la detta vite faceva uve di tre maniere; cioè in fiore e acerba e matura; a dimostrare che negli due