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la leggenda di tristano |
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T. rispuose e disse: «Io non sono desso, quello cavaliere che
tu dii, ma bene vorrei essere rinominato di tanta prodezza
quanto egli». E lo damigello gli disse: «Voi vi somigliate
a quello cavaliere ch’io dico». E tanto si finano loro parlamento, e lo damigello fae servire T. di tutto ciò ch’egli ha
bisogno. E alo matino sí si leva T. e prende sue arme e vassine a una cappella a udire la messa, e dappoi ch’ebe udita
la messa, si montoe a cavallo e uscio fuori delo castello e
incominciò a cavalcare molto fortemente. E cavalcando in
tale maniera, giunse lo cavaliere in uno molto bello prato,
e la notte iera nevicato. E T. gridoe lo cavaliere e dissegli:
«Cavaliere, guardati da me, ch’io ti disfido». E lo cavaliere, quando intese ch’iera appellato di battaglia, volsesi
inverso T., e ciascheduno incomincia a dare del campo l’uno
all’altro e ambodue abassano le lancie e vegnonsi a fedire
l’uno l’altro, sí che ciascheduno ruppe la sua lancia, perché
lo colpo fue grande sí che ambo [due li cavalli] deli cavalieri
caddero in terra, sí che ambodue li cavalieri rimasero ritti
in piede sanza cadere in terra. E incontanente ambidue sí
misero mano ale spade e viene l’uno inverso l’altro e cominciasi a ferire e a dare di grandi colpi sopra gli scudi,
sí che ciascheduno si maraviglia dela forza del suo compagnone. Sí che tanto combattono insieme ch’ebero bisogno di
riposarsi, e dappoi che fuerono riposati, si ricominciarono
insieme lo secondo assalto. Ma sí come li colpi e l’aventure
vanno, bisogno è che lo piú forte vinca e lo meno possente
si perda, cosí addiviene a Blanore, lo quale non è né dela
forza né della vista di T.; e dice infra se istesso: «I’ hoe combattuto con Lancialotto del Lago, mio frate, e con altri cavalieri, ma io unqua sí grandi colpi non soffersi, sí com’io
ora soffero, e veggio bene che alo diretano dela battaglia non
potrò sofferire con lui». E allora sí si trasse indietro Blanore
e disse: «Cavaliere, tanto mi sono combattuto con voi, ch’io
veggio bene che voi siete lo migliore cavaliere ched io unquanche trovasse. E imperciò vorrei sapere lo vostro nome
ed io vi diroe imprimeramente lo mio nome; imperciò che