Pagina:La lettera di G. Boccaccio al Priore di S. Apostolo.pdf/6

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rizia ed accuratezza, ne sarebbe venuto a capo con qualche onore: tanto grande è lo strazio che anche del comento di Pietro hanno fatto al solito le genti più ignoranti e bestiali che già vissero di mestiere prima d’esser trovata la stampa, voglio dire i copisti. Certo parmi che il Nannucci in molti luoghi dello scritto abbia fatto prodigi di sagacità e diligenza: e che sia perciò da scusare se tutto non ha potuto sanare perfettamente in un corpo sì guasto.

Oh questo pubblicare antichi codici è pure il difficil lavoro! Anzi lavoro siffatto, intorno a cui ho veduto spesso venir meno le forze anche d’uomini poderosissimi. Voi, onorando amico, quant’altri il sapete, costretto come siete voi pure a dover talora spaziarvi in mezzo a tal ginepraio: e dirò che anch’io non lo ignoro, per lo studio che con qualche assiduità vo ponendo, quando le altre mie cure me lo consentono, sugli antichi testi della nostra lingua, e per ciò che ho dovuto sopratutto toccare con mano emendando (bene o male, nol so) molti luoghi delle più riputate edizioni del Tesoretto, della cronaca del Malispini, de’ volgarizzamenti del frate da s. Concordio, e del Dittamondo. Se ne richiede ancora un esempio? Eccolo e gravissimo nella stampa che due valenti, il Biscioni ed il Gamba, ci hanno data di un’opera comunemente attribuita al primo padre dell’italiana eloquenza: nella lettera cioè che va sotto il nome del Boccaccio a messer Francesco di Nello Rinucci priore di s. Apostolo in Firenze. Chi dicesse che pochi altri scritti furono al pari di questo malmenati da’ copisti, direbbe cosa che forse niuno penerebbe a credere: ma non tutti vorranno poi credere, che a prova di spropositi coi copisti ab-