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AMBROSIANE — 8 — ANCONETANO

Ambrosino d’oro al pezzo che si usa chiamare Mezzo ambrosino o Fiorino di Terzuoli da 10 Soldi imperiali (rin., xi, 148). Questo Fiorino di Terzuoli viene comunemente attribuito alla seconda Rep. (1447-1450); ma l’Ambrosoli lo restituisce alla prima, appoggiandosi al fatto che porta la leggenda mediolanum invece di comunitas mediolani; (tit. 1000, peso gr.mi 1,750, 1,720): Tipo: M gotica nel campo, Busto di S. Ambrogio (gzm., t. XI, 3).

Ambrosiane tedesche. Così vengono denominate in un documento dell’Archivio della Cattedrale di Rimini alcune monete correnti in quella città nel 1390 al val. di Den. 16. Si crede trattarsi dei Grossi di G. Galeazzo Visconti imitanti il vecchio Ambrosino di Lodovico il Bavaro signore di Milano (1327-1329). (pns., ii, 215).

Amedeo d’oro. Nome dato comunemente alla Lira d’oro del val. di 10 Scudi d’oro, emessa da Vittorio Amedeo I nel 1633 nella zecca di Torino al taglio di 19 1/3 al marco ed a car. 21, 18 (pms.).

Amolè ovvero Amullè. Nome dato, in Abissinia ed in altri punti della costa occidentale africana, ad alcuni pezzi di sale in forma di sbarre o pani preparati con processi speciali, che vengono adoperati come moneta per gli scambi. Pesano da 3 a 4 Kg. la dozzina, la quale si scambia con un Tallero (L. 3,50 a L. 4,80).

Amphusini per Alphonsini. In una carta del 1247 edita dal Muratori. Vedi Alfonsini.

Amuleh. Vedi Amolè.

Amulet. Mon. di rame dell’Asia orientale. Vi sono Amulet di epoca, peso, dimensione e forma svariatissimi. Hanno tutti un buco qua drato o tondo nel centro per comodo di trasporto. Nell’Annam si dicono Amulette. Ve ne

Amulet coreano.

Amulet ciondolo.


sono da 5 Tsheu (1848) del peso di gr.mi 18,5; 15; 8,8; da 3 Tsheu di gr.mi 9,4, 11 ed anche di minor peso. In un recente lavoro di M. Ramsden (Chinese open work Amulet-coins, Yohohama, 1911) gli Amulets sono divisi in tre grandi gruppi: 1°, quelli coniati espressamente come porta fortuna; 2°, quelli che in origine servivano come drawer handles (tira cassetti); 3°, quelli che si portavano come

oggetto di divozione o nei pellegrinaggi etc. Servivano per fare esorcismi, allontanare le stregonerie e proteggere contro il malocchio (mnc., 13606) ed anche come ciondolo.

Ana. Presso gli scrittori latini come presso i greci, Ana significa una eguale distribuzione. In una carta 1095 del presso l’Ughelli «Idest aureos solidos quingentos quinquaginta de tari novi, ana Tari quatuor per solidum» cioè che 4 Tari equivalgono ad un Sol. (dcg.).

Ana pice. Mon. d’arg. del Nepal (1721-71).

Anconetano (Grosso) detto comunemente Agontano. Fu coniato in Ancona nel sec. XIII al val. di I Soldo cioè di 12 Den.; nel 1235 l’Agontano correva come il Ravennate. Nel 1249 una libbra di Anconitani conteneva 676 gr.ni di arg.

Ancona Sec. XIII.

Grosso detto Anconitano.


fino (circa gr.mi 33,8). Il comune di Ancona mandò ambasciatori a Ravenna per mettersi d’accordo sul valore della moneta ravennate e di quella anconitana. Nel 1300 cinque Anconetani si cambiavano con tre Tornesi. In questo anno erano diminuiti di bontà ed avevano gr.ni 560 di arg. fino per libbra (circa gr. 28). Nel 1392 conteneva onc. II 1/2 per lib. di arg. fino, e ne andavano 13 per onc. e pesavano perciò gr.mi 2,17 con gr.mi 2,07 di arg. fino. Avevano molto credito ed il nome venne usurpato da molte zecche italiane per indicare il loro Grosso. Si dissero perciò Agontani i Grossi di Pesaro, di Ferrara (Alicorni), di Rimini, di Ascoli, di Volterra, di Arezzo, di Bologna (Pepolesi), etc. Ne imitò il tipo Antonio Falletti conte (1520-1554) nella sua zecca di Benevello (CNI., 20). Nel 1475 fu emanata in Perugia una legge che stabiliva il val. degli Agontani a Den. 46 (vmp., doc. xviii). Nel 1476 Sisto IV ridusse il val. dell’Anconetano da 10 Quattrini a 8, ovvero 2 Baiocchi. Il Garampi (doc. xlvi) dice: «questi anconitani erano celebri nelle Marche e nella Romagna che in più secche si cominciò a batterne a loro somiglianza ed anche di differenti pesi e lega sempre ANCONITANI Si disse con la giunta del paese ove si battevano. Anche in Perugia lo zecchiere del 1326 si esibi di coniare moneta in forma anconitanorum pro 4 Denari». Anche gli Anconetani pesaresi, nel 1476, furono ridotti da 10 Quatt. a 8, cioè a 2 Baj. (gad., id.). Nel 1498 Alessandro VI emise un bando col quale si stabiliva che un Anconetano dovesse pesare 1/3 di Carlino e valere due Bolognini e mezzo. Il Garampi nel riportare il documento nota come dovendo tre