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BAIOCCO — 26 — BAIOCCO

deve essere appoggiato alla opinione del Valesio, che nelle sue «Notizie delle Gallie» scrive parlando di Bayeux «in quibusdam nummis bajocas legitur in quartu casu aut certerle nomini indeclinabili». Ma nessuna relazione vi può essere fra il nome antico che aveva Bayeux (Baiocas Civitas) nelle epoche merovingia e carolingia con questa moneta italiana. L’opinione del Muratori è divisa dallo Zanetti. Io credo che il nome gli derivi dalla voce spagnuola bajo (basso) forse dall’avere, al tempo di Alfonso I d’Aragona ed anche prima, subìto il Bolognino aquilano una diminuzione nella lega e nel valore. Il Lazari dice che il Baiocco era il nome romano dato al Grano di Napoli da 12 den. Il Capobianchi, che ha pubblicato per primo una piccola monografia sulla moneta detta Baiocco (bns.) è di parere che questa denominazione fu aggiunta al Bolognino romano per distinguerlo dal Bolognino papale; ma i documenti che abbiamo citati dimostrano come questo nome sia di molto anteriore all’epoca della sua comparsa in Roma. Vedi Bolognino romano e Bolognino papale. L’uso di chiamare Bolognino il Baiocco, passò ben presto dal Regno di Napoli negli Stati della Chiesa, ed il Garampi (gad.) ci fornisce un doc. del 12 dic. 1464, cioè i capitoli di zecca, con i quali Paolo II concede a Miliano Piermattei de Orfinis di Foligno ed Andrea Nicolai di Viterbo, zecchieri di Roma, di coniare «baiocchos qui sint lege novem unciarum cum tribus quartis pro libra de argento fino» e dovevano pesare g.ni 12 396 543 ed averne di fino 10 180 5431 cioè essere di poco inferiori ai così detti Bolognini romani coniati nel 1450. Secondo sempre il chiaro autore dovevano avere da una parte l’immagine di x s pp con le lettere pavlvs · pp ii e nell’altra ecclesia romana. Ma questa moneta non è conosciuta ne viene citata dal Cinagli (cmp.) quantunque il Capobianchi assicuri di averla veduta. Una ne esiste di quel tipo e dicitura, con pivs papa ii, di Pio II (1458-1464), riportata dal Cinagli al n. 24 che ritengo sia il primo Baiocco papale che sostituì il Bolognino romano nella zecca pontificia e che equivaleva al Baiocco napoletano o meglio abruzzese. La denominazione di Baiocco per denotare il Bolognino romano la troviamo anche in documenti anteriori a Pio II. Infatti nel 1452 Pietro del Monte, vescovo di Perugia emanò un bando, col quale si ordinava «che fossero ricevuti certi Ducati di Camera con le chiavi, con lo compasso quatro, con lettere che dicono sancta romana ecclesia, e dall’altro canto è stampato la immagine di s. s. in Pontificale, con lettere che dicono nicolavs pp qvintvs, i quali Ducati valgano due bagliocchi meno che li Ducati papali» (vmp.). Per Bagliocchi qui sono intesi i Bolognini romani, coniati in Roma fin dal l’epoca del ritorno dei Papi da Avignone (Ur-

bano V, 1368). Il valore originario del Bolognino abruzzese era di Den. 20, cioè di 4 Cinquine. Il Garampi (doc. xxiv) riporta una tariffa di Roma dell’8 lug. 1439 nella quale quel Bolognino viene tassato per Den. 18: il che dimostra che già in quell’anno aveva subito alterazione nel peso e nella lega, mentre il Bolognino romano era tassato per Sol. 1 e Den. 8, cioè per Den. 20, ed il Papale (Eugenio IV) per Sol. 2 e Den. 10, cioè per Den. 34. I Baiocchi papali subirono col tempo le più grandi variazioni nella bontà, nel peso e nel tipo. I capitoli della zecca di Spoleto del 1462 (g. dọc. xxxviii) stabiliscono che i Baiocchi debbano avere di fino onc. 9, den. 18 per lib. di arg. fino, al taglio di 543 per lib. (gr.mi 0,620). Il 14 sett. 1464 fu ordinato a M. Francesco Nicolai di Ancona, zecchiere della marca anconitana in Macerata, di coniare Baiocchi di lega onc. 9 1/4 per lib. di arg. fino al taglio, come sopra, di 543 per lib. e con la dicitura ecclesia romana (doc. xxxvi). Il Garampi osserva come «in quel tempo correvano tre sorte di bolognini, cioè il marchegiano che fu abolito da Paolo II, il papale che si continuo a battere per molto tempo, ed il romano detto baiocco, che non si è mai intermesso benchè abbia sofferto in processo di tempo notabilissime variazioni e peggioramenti». Occorre percio fare una distinzione fra le due monete, il Bolognino papale ed il Bolognino Romano, detto Baiocco, che i papi facevano coniare contemporaneamente e che nei cataloghi e dai collettori vengono designati col nome comune di Mezzi Grossi. Vediamo infatti come nel 1468 Miliano Pier Matteo de Orfinis de Fulginio (Foligno) e Pietro Paolo de la zecca, romano, promettono di coniare, fra le altre monete, Bolognini papali d’arg, da 6 Quatt., 48 per Duc. di lega 9 onc. 3/4 al taglio di 369 per lib. (grani 0,918 circa): portavano la dicitura alma roma, con S. Pietro nella navicella; e Baiocchi da 9 onc. 3/4 di lega, ma al taglio di 553 1/2 la lib. (gr.mi 0,613) con S. Pietro stante. Nel 1475 si coniarono Baiocchi di lega 9 onc. 3 + al taglio di 590 per lib. (gr.mi 0,514 circa), con sixtus papa qvartvs, ovvero sixtvs pp iiii. col busto del Pontefice di prospetto, ed al R/ s · petrvs, s · pavlvs e nel campo v · r · b · i. Anche in questa ordinazione furono compresi i Bolognini papali a 9 onc, 3/4 di lega, 369 per lib. (gr.mi 0,918 circa) col S. Pietro nella navicella (gad., doc. xliv). Nel 1476 (31 ott.) Sisto IV emise una Costituzione con la quale tassava il giusto prezzo alle monete forestiere, stabiliva il valore delle papali e ordinava che tutti i conteggi e pagamenti non si dovessero tare che con queste (doc. XLVI). In questa costituzione le monete vengono tassate a Baiocchi; così il Ducato papale a 77 Baiocchi, i Carlini de Reame a 8 Baiocchi, il Grosso papale a 7 Baiocchi e 1/2, i Picchioni