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libro quinto. 103

La fatidica voce e l’ali d’oro.
Sol questo aggiungo, se certezza intera
Di non mutabil tempo aver ti piace:
240Pon mente al vivo argento, che ristretto
Nel cavo vetro, or sale alto, or discende
Pel lungo della tessera notata.
Se in ciel suoi vaporosi atoini aduna
L’Austro piovoso, e lieve l’aere incombe
245Sulla mobil colonna, si restringe,
Ognor più al fondo il liquido metallo;
Ma se dal soprastante etere spinto,
Alto si leva per li gradi, e monta
Verso là dove il vetro si sigilla
250D’insuperabil chiuso, indarno temi
Che te nell’opra lunga pioggia incolga.
Riuscendo dai fiumi, al discoperto
Vadan le agnelle a pascolar l’apriche
Vette, e i campi disgombri, e del merigge
255I caldi raggi accolgano e l’orezzo.
Bello è mirarle biancheggiar sui verdi
Colli adunate, e al Sol crollare i velli,
E liete andar, siccome onor le tocchi
Del candido mantel che le ricopre.
260Come asciutto sia il vello, rivocando